“Se coloro che provengono dai Paesi del Nord del mondo, interessati fortemente dal coronavirus, possono muoversi ed entrare liberamente in Sicilia, perché i migranti no?”. Così gli Uffici per la Carità e le Migrazioni dell’arcidiocesi di Palermo in una nota diffusa oggi per esprimere “forte preoccupazione e fermo dissenso” nei confronti dell’Ordinanza n. 33 del 22 agosto 2020 emanata dal Presidente della Regione Sicilia, con la quale si ordina lo sgombero di tutti i migranti ospitati negli hot-spot e nei centri di accoglienza siciliani.
“Tutti ricordano – scrivono dalla Curia di Palermo – come la Regione Sicilia aveva nei mesi scorsi, per bocca dello stesso Presidente, prefigurato misure di controllo severissime per i turisti orientati a trascorrere le loro ferie in Sicilia (trovandosi tra costoro, anche persone provenienti da Paesi ad alta diffusione primaria del Covid). Di quel che fu preannunziato a maggio finora non si è visto nulla, né si sono messi in atto protocolli di sicurezza volti ad evitare assembramenti o altre forme di pericolosa promiscuità. Al contrario – prosegue la nota -, quanti provengono dai Paesi del Sud del mondo, quanti sono sottoposti giornalmente allo sfruttamento dell’Occidente, quanti hanno ‘ricevuto’ il Covid dal Nord del pianeta, come una ennesima piaga, costoro no, non possono muoversi liberamente: rappresentano un pericolo sanitario”.
Caritas e Migrantes fanno appello al buon senso e alla logica: “I poveri sono dunque pericolosi, devono essere discriminati, mentre proprio il Covid ci ha insegnato che di fronte alla malattia siamo tutti uguali, che il virus non distingue i ricchi dai poveri, e si diffonde tra gli uni e tra gli altri, a causa degli uni e a causa degli altri, senza differenze di sorta”. Evidenziando la natura di teorie delle quali si discute, descritte come “utili forse demagogicamente sul piano del consenso politico spicciolo ma umanamente ed evangelicamente inaccettabili”, Caritas e Migrantes citano le parole pronunciate dal Pontefice ieri all’Angelus: “Il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza. Sono stati vittime della cultura dello scarto”. E aggiungono: “Il nostro arcivescovo, mons. Corrado Lorefice durante il discorso alla Città del Festino di S. Rosalia il 14 luglio scorso ha ribadito: ‘Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide’”.