(Rimini) “Ottimizzazione e sviluppo umano integrale sono i due approcci al tema della sostenibilità. Bisogna decidere da che parte stare”. Lo ha detto oggi Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, nel suo intervento al Meeting di Rimini. “Chi punta sull’ottimizzazione ragiona così: fino ad oggi siamo andati avanti con la produzione lineare. Quindi la sostenibilità viene vista come elemento della funzione vincolante non come elemento della funzione obiettivo”. In altre parole “le risorse vengono meno e dobbiamo farne l’uso migliore”. Tutt’altro ragionamento quello svolto dai propugnatori dello sviluppo umano integrale. “La sostenibilità – ha spiegato Zamagni – è per l’uomo, per garantire la sua pienezza e soprattutto la sua fioritura. Dobbiamo seguire la Laudato si’ quando afferma che la sostenibilità è tale solo quando assicura la pace interiore delle persone. Quindi la sostenibilità deve mettere in campo anche la dimensione antropologica”. Se su questo non si apre un dibattito di grande livello, il rischio è, ha concluso Zamagni, “che qualcuno riproponga la decrescita felice che per me sarebbe infelice”. Affermazione ripresa anche da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, che ha proposto di “abbandonare l’idea della decrescita felice per sostituirla con quella di sviluppo sostenibile”.