“Un atto deplorevole, un grande fallimento per la democrazia”. Così il presidente della Conferenza episcopale del Mali (Cem), mons. Jonas Dembélé, sul colpo di Stato avvenuto nel Paese il 18 agosto. Il golpe è stato guidato dal colonnello dell’esercito Assimi Goita, che ha costretto alle dimissioni il presidente Boubakar Keita, sciogliendo Parlamento e Governo. I golpisti hanno promesso una transizione civile in un tempo ragionevole, attraverso elezioni libere, ma anche la comunità internazionale boccia la scelta militare e chiede il ripristino delle istituzioni democratiche. La Chiesa cattolica maliana lancia un forte appello al dialogo, pubblicato da Vatican News: “È vero che il nostro Paese si trova ad affrontare gravi sfide, tra cui il malgoverno, la cattiva gestione dell’economia, la corruzione, l’insicurezza – sottolinea mons. Dembélé, citato dal sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale) – ma perché noi maliani non siamo stati in grado di avviare un dialogo per poter discutere di questi problemi e affrontare queste sfide in modo responsabile?”. Per questo, è necessario “un cambio di mentalità” per far “andare avanti il Paese”: basta, quindi, con “la mancanza di trasparenza e l’odio per chi dice la verità e sostiene una buona governance”, è la sottolineatura del presule, perché “finché non cambieremo il nostro atteggiamento, si ripeteranno sempre situazioni simili a quella attuale”.
Rivolgendosi, poi, ai leader militari, il presule li invita a “garantire il ritorno alla democrazia, come promesso, ma soprattutto a far sì che la nuova leadership del Paese metta il popolo al primo posto, affrontando le necessarie sfide per la sicurezza nazionale”. Al contempo, il presidente della Cem esorta la popolazione a “cercare la via della conversione e del dialogo, in spirito di verità e di onestà”.