“Alzi la mano chi di voi non ha almeno una volta visto un cartone animato Disney; tutta la nostra infanzia ruota attorno ai film d’animazione della Disney. Cartoni animati che hanno anche contribuito a costruire la nostra personalità”. Ecco perché l’Aiart, l’associazione cittadini mediali, apprende con stupore la scelta della grande multinazionale, il cui “marchio è da sempre una garanzia”, riguardo al cartone animato “The Owl House”.
“Innumerevoli continuano ad essere le segnalazioni che riceviamo – afferma l’Aiart -: adesso gli spettatori si informano anche attraverso i social e proprio tramite questi ultimi la scelta della Disney è stata triturata: posta in contrapposizione attraverso una tesi e una antitesi”.
“Scelte narrative di questo tipo – spiega Giovanni Baggio, massmediologo e presidente nazionale dell’Aiart – ingabbiano l’omosessualità in una sorta di ‘sottogenere obbligato’ che invece di normalizzare la questione finisce per stereotiparla ulteriormente”.
Inoltre, “chi sono i destinatari del messaggio? Non è un caso – precisa Baggio – che il personaggio Luz, protagonista, per la prima volta bisessuale, che rivela di essere innamorato di un altro ragazzo, sia adolescente”.
Il presidente dell’Aiart evidenzia come l’industria culturale e la Tv in particolare continuino a “rendersi complici del bombardamento di messaggi fuorvianti con il rischio – da tempo accertato da innumerevoli pedagogisti – di creare disorientamento e danni psicologici negli utenti più fragili”.
L’Aiart ribadisce “l’importanza della educazione alla non discriminazione ma dice ‘no’ alla banalizzazione del valore della famiglia e del significato umano della differenza sessuale”. E si chiede “se non sia giunto il tempo di realizzare un bugiardino anche per i cartoni animati, così che i genitori sappiano in anticipo quali siano gli ingredienti ideologici dei beniamini televisivi e cinematografici dei loro figli”.
“Il nostro compito di associazione spettatori – conclude Baggio – è proprio quello di capire i meccanismi delle produzioni e dei contenuti televisivi. L’Aiart fa da ponte tra gli spettatori e coloro i quali producono contenuti mediali. Ecco perché è lecito porsi delle domande senza retorica e senza dietrologie ma soltanto per capire i meccanismi e intervenire sull’inopportunità di scelte televisive che danneggiano minori, violano il valore della famiglia, snaturano le relazioni umane”.