(Rimini) “Un progetto che forse non distruggerà lo stereotipo del calciatore bello, famoso e ricco che può tutto, ma che racconterà quello che può fare un pallone, i valori del fare squadra e del giocare con lo stesso pallone. Il calcio è giocato da miliardi persone. I professionisti sono molto di meno”: con queste parole Damiano Tommasi, già presidente Aic, è intervenuto oggi al Meeting di Rimini per l’incontro “#inostrigoal. Calcio e cooperazione giocano nella stessa squadra”, promosso in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Associazione Italiana Calciatori (Aic) e Sky Sport. Di fronte alle immagini dei viaggi dell’Aic in Uganda e in Giordania, Tommasi ha sottolineato quanto il calcio sia “un gioco dirompente, che con i suoi valori travalica confini e culture. In campo non c’è bisogno dell’interprete, basta il pallone”. Il progetto in Uganda, denominato #Goal4Uganda ed è stato realizzato in partnership con Avsi e ha visto la ristrutturazione di un campo di calcio a Kireka, uno dei quartieri più poveri e disagiati di Kampala. Il progetto si è avvalso, tra le altre cose, di corsi di calcio curati da preparatori professionisti dello staff di Aic con e rivolta ai 350 studenti tra i 13 e i 17 anni, della scuola secondaria Luigi Giussani High School, struttura d’eccellenza che sorge nel cuore della baraccopoli.
In Giordania, invece, il progetto “Youth-Led Football Program” lanciato nella città di Aqaba, è rivolto ai giovani rifugiati siriani e giordani per i quali “lo sport diventa strumento di promozione di una cultura di pace e di coesione sociale”. Tutti e due i progetti hanno visto l’impegno in prima persona di Damiano Tommasi e del campione del mondo 2006 e nuovo presidente Aic, Simone Perrotta. Al centro dei programmi di Aic e Avsi è “il bambino per il quale il gioco del calcio rappresenta non solo un gioco, ma anche un momento di crescita e apprendimento così da acquisire competenze che saranno utili per tutti i momenti della loro vita: lavoro di squadra, cooperazione, comunicazione, leadership, accettazione degli altri e un approccio costruttivo per affrontare sia vittorie che sconfitte”. Niente a che vedere, per Tommasi, con “la caccia al talento che spesso lascia strascichi di tragedie familiari quando non si raggiunge il successo”. Altri progetti simili stanno per partire in Mozambico, in Myanmar, in Ecuador.