Il permesso ai sacerdoti di visitare i prigionieri messi in carcere durante le proteste e il rilascio immediato di tutti i detenuti. È quanto vuole chiedere l’arcivescovo-metropolita di Minsk-Mogilev, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, al ministro degli Affari interni della Repubblica di Bielorussia, Yuri Karaev. È lo stesso presidente della Conferenza episcopale bielorussa a spiegare al Sir il motivo che lo ha spinto a chiedere in queste ore un incontro personale con il ministro Yuri Karaev. “I prigionieri – dice – hanno bisogno di aiuto umanitario e sanitario, ma anche di aiuto spirituale. Purtroppo fino ad oggi non è stato permesso ai sacerdoti di entrare nelle carceri ed è quanto chiediamo al ministro. Sappiamo da chi è uscito dalla prigione delle condizioni estremamente gravi in cui sono stati. Alcuni hanno anche avuto bisogno di un medico. Quello che però noi chiediamo è di poter offrire loro assistenza spirituale”. Il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici di Bielorussia chiede anche al ministro degli Affari interni il rilascio immediato di tutti i detenuti. “Non si capisce per quale motivo siano ancora lì. Abbiamo visto le manifestazioni anche nell’ultimo fine settimane e ancora oggi e sono state pacifiche”.
Mons. Kondrusiewicz vuole anche parlare con il ministro dell’attuale difficile situazione al fine di “prevenire future violenze” e “soprattutto pacificare gli animi”. “C’è un grande pericolo oggi per noi”, dice ancora al Sir l’arcivescovo. “Sono molto preoccupato che il Paese possa cadere in una guerra civile. Il popolo si sta dividendo. Ci sono accuse verso la polizia e verso le persone che hanno fatto parte dei seggi elettorali nelle ultime elezioni presidenziali. Molti di loro erano soprattutto insegnanti delle scuole. Tra due settimane i bambini torneranno a lezione e oggi sui muri delle scuole sono apparse scritte offensive contro la classe docente. In una si leggeva : ‘Cosa insegnerete ai nostri figli se avete fatto cose false?’. È un problema molto grave. Si è rotta la fiducia. Sono persone che vivono negli stessi edifici, che rischiano di non parlarsi più, di vedersi con sospetto”.
In questo contesto, è arrivata anche a Minsk la notizia che i cristiani d’Europa – per iniziativa delle Commissioni europee per la Giustizia e la Pace – hanno indetto per oggi alle 18 un momento di preghiera per il popolo bielorusso affinché “la verità, la giustizia e la pace possano prevalere”. “Nella mia omelia di oggi – anticipa l’arcivescovo – rivolgerò un appello alla riconciliazione. Chiederò ai fedeli di volgere i nostri occhi e il nostro cuore a Gesù, ripetendo anche noi le sue parole sulla Croce: ‘Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno'”. La tensione però in Bielorussia è ancora alta. Dopo la manifestazione oceanica di domenica scorsa, arrivano gli scioperi che stanno paralizzando l’economia . Il presidente Aleksandr Lukashenko è andato a parlare in una fabbrica, sperando di ottenere consenso ma i lavoratori lo hanno fortemente contestato, invocando nuove elezioni. Il presidente, pur di non farsi sfuggire la situazione dalle mani, ha proposto così di avviare le procedure per cambiare la Costituzione, indire poi un referendum ed eventualmente fare nuove elezioni. L’arcivescovo commenta: “Questo dimostra quanto sia importante convocare subito un tavolo di confronto attorno al quale tutte le parti devono sedersi e discutere insieme quale strada percorrere per una soluzione pacifica della situazione”.