“Adesso, con l’aumento dei contagi, non sappiamo il governo cosa deciderà in merito, per quanto ci riguarda, in tutte le scuole cattoliche abbiamo adempiuto alle norme date finora”. Lo dichiara al Sir padre Luigi Gaetani, presidente della Cism (Conferenza italiana superiori maggiori), a proposito del rientro a scuola, previsto per metà settembre, e dei possibili rischi legati all’aumento dei contagi da Covid-19, che si stanno registrando anche in Italia in questi giorni. Tutti, dal ministro della Salute Roberto Speranza al presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico sull’emergenza Covid, Francesco Locatelli, dicono che la scuola comunque riaprirà a settembre. “Anche aprire la scuola a ogni costo mi sembra una scelta ideologica, altrimenti si darebbe ragione a chi diceva che non era così facile riaprire e bisognava ragionare sulla questione – denuncia padre Gaetani -. Ora speriamo che la scuola non diventi come le discoteche, perché sarebbe da irresponsabili mandare i nostri ragazzi a scuola sapendo che non ci sono le condizioni sanitarie sufficienti per poter garantire la loro incolumità”.
Il presidente della Cism auspica che “le Istituzioni possano parlarsi per il bene della gente e del Paese, perché abbiamo risorse e possibilità effettive per mettere in condizioni migliori i nostri ragazzi per riprendere la scuola”. Secondo padre Gaetani, infatti, “se non riparte la scuola, non riparte il Paese. Sino a quando eravamo in lockdown, sino a quando c’era una situazione precaria, le famiglie hanno fatto fronte all’emergenza accompagnando i figli nell’esperienza della scuola a distanza, ma adesso la gente tornerà a lavorare, malgrado l’incremento del Covid. E la scuola resta una questione aperta perché a questo punto le famiglie si troveranno in grossa difficoltà a gestire, da un lato, il loro rientro a lavoro e, dall’altro, il problema della scuola, nel caso i figli non dovessero rientrare a scuola o dovessero fare doppi turni, insomma in orari differenti dal consueto. Sarà problematico proprio sotto l’aspetto di tenuta sociale”. È ipotizzabile l’utilizzo di nuovo della didattica a distanza? “Anche l’esperienza della didattica a distanza, già complicata di per sé, ora lo sarebbe ancora di più – risponde il presidente della Cism -, considerando cosa significa nella vita dei nostri ragazzi e quale solitudine la didattica a distanza genera sulla psiche dei nostri ragazzi. Non dimentichiamo, infine, che ci sono un milione e seicentomila ragazzi che sono stati esclusi dalla didattica a distanza”. Padre Gaetani conclude: “Al momento sto affacciato alla finestra a guardare come si evolverà questa situazione”.