“La rissa di Bastia Umbra, nella quale un ragazzo di Spoleto ha perso la vita, mi colpisce profondamente. Come siano andate le cose, lo stabilirà la magistratura. Intanto un ragazzo è morto e immagino che cosa questo possa significare per la sua famiglia. Vorrei innanzitutto far arrivare ad essa sentimenti di vicinanza e di preghiera”. Lo scrive, in una nota, mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, in riferimento alla rissa di Bastia Umbra e alla morte del giovane di Spoleto, nella notte tra venerdì e sabato. “Resta il fatto che, ancora una volta, nel clima di un divertimento spericolato, in cui è così facile portare le emozioni all’inverosimile, forse sotto l’effetto di alcool o altre sostanze, può succedere di tutto – evidenzia il presule -. Ma che il clima giovanile, e non solo, giunga a questi livelli di imbarbarimento, ci interroga tutti. Come Chiesa ci sentiamo interpellati, dato che l’attenzione al mondo giovanile è sicuramente una delle nostre priorità”. Purtroppo, prosegue mons. Sorrentino, “la maggior parte dei giovani, dopo l’età della cresima, si allontana dalle parrocchie, e, a parte i pochi che frequentano i nostri oratori, il mondo dei giovani è sfuggente e di difficile controllo anche da parte delle famiglie e delle altre agenzie sociali e culturali”. Del resto, “che cosa ci si può aspettare da una società in cui la stessa famiglia è in crisi così profonda? La scuola fa la sua parte, ma non basta. La politica deve certo interrogarsi sulle opportunità che vengono offerte senza le garanzie di limiti severi e controlli adeguati”. Secondo il vescovo, “ci stiamo ormai arrendendo a fatti del genere, come se fossero ineluttabili. Mi auguro che anche questo ennesimo episodio di violenza, accaduto così vicino alla Città della Pace, mentre Assisi si prepara a vivere la beatificazione di un ragazzo come Carlo Acutis, modello di santità giovanile, ci faccia riflettere tutti e ci spinga a decisioni salutari”. Mons. Sorrentino conclude: “Dopo che il Covid ci ha messi a così dura prova, e ci tiene ancora sulle corde, non possiamo ricominciare tutto come prima. Una riflessione è necessaria nella Chiesa e nella società”.