Questa sera alle 19, nel centro storico di Termoli, verrà inaugurata la dodicesima edizione della mostra diocesana di Termoli-Larino dal titolo “Imprevisto – Dialoghi d’arte”. L’esposizione comprende le opere dell’artista Michele Porsia e le opere di arte sacra della diocesi, provenienti da collezione privata, che verranno ospitate nelle vetrine delle botteghe e dei negozi del paese vecchio. Una scelta che permette non solo il distanziamento previsto dalle normative anti-Covid ma soprattutto la partecipazione della comunità che si fa custode e promotrice del patrimonio culturale ecclesiale.
“La sezione di arte contemporanea dell’artista Michele Porsia trova il perfetto connubio con le opere di arte sacra della diocesi attraverso installazioni artistiche che termineranno nelle sale espositive della Termoli sotterranea presso il Palazzo vescovile”, si legge in un comunicato. La mostra, condivisa e incoraggiata dal vescovo Gianfranco De Luca, è stata realizzata e curata dall’architetto Ivano Ludovico, direttore del museo diocesano, da don Nicola Mattia, dall’architetto Michele Porsia e dall’associazione “Pietrangolare” impegnata da alcuni anni nella promozione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale della diocesi. Si potrà visitare fino al 31 agosto.
Se “la paura ci costringe a chiudere il cuore e di conseguenza a chiudere i porti, a chiudere le case, a chiudere le comunità, a chiudere la società, a chiudere le culture”, l’arte e ogni forma di bellezza “che raggiunge la nostra vita e la coinvolge è chiave di lettura perché l’imprevisto si erga ad occasione propizia”, scrive don Mattia in una nota critica. “La bellezza, in ogni sua espressione, ci aiuta a capire che la bruttura più profonda è la perdita della grandezza della dignità umana; la bruttura diviene grava mancanza quando si nega ad una persona la ricerca del suo destino. La bellezza ci aiuta a capire che l’anima umana non ha colori, o meglio, riassume e fa sintesi di tutti i colori. L’anima, sempre pellegrina mai profuga – conclude il direttore del museo diocesano – , si abbevera alla bellezza con l’avidità di chi sa che ad essa è legato il desiderio più profondo dell’esistenza”.