“La misericordia di Dio raggiunge noi e tutti”. Lo ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia della Messa che ha celebrato ieri nella basilica di San Francesco, a Ferrara. “La storia della salvezza è piena di persone lontane, escluse, che diventano strumento di salvezza per Dio – ha aggiunto il presule -. E tante volte nella storia, anche nella recente pandemia, la malattia di un figlio, di una figlia, di una madre, di un padre sono diventate occasioni per rivolgere il nostro grido di aiuto al Signore, sono state occasione per riscoprire il limite della nostra creaturalità e il bisogno di sentire il Creatore e Padre vicino alla nostra vita, alla nostra famiglia, alla nostra città”. Mons. Perego ha poi sottolineato che “chi è lontano dalla fede e dalla vita ecclesiale, per tante ragioni, diventa per noi non solo il motivo della nostra missione, del nostro andare, ma anche l’occasione per riscoprire come Dio in ogni uomo è prima di noi: a noi il compito di aiutare a far scoprire questo”. “Forse oggi siamo così impegnati a difendere le nostre idee, le nostre abitudini, le nostre tradizioni che rischiamo di non riuscire a leggere quanto il Signore continua a realizzare attorno a noi”, ha aggiunto.
Infine, nell’omelia del vescovo, il grido dei 300.000 sfollati del Libano, di uomini, donne e bambini nei lager della Libia, “di cui conosciamo il nome e il luogo della loro sofferenza, di migliaia di cristiani perseguitati e uccisi in Nigeria e in altri Paesi del mondo che chiedono libertà e vita, ma noi non riusciamo a dare loro casa e sicurezza, come invece è stato capace Gesù con la figlia malata della donna cananea”. “Anche oggi il mondo attende da noi il miracolo della carità, come segno di una fede legata alla vita”.