“Vogliamo affermare con le nostre voci unite che la vita viene sempre prima e non possiamo lasciare indietro nessuno, indipendentemente da classe, razza, etnia, sesso, età, luogo di residenza”. Lo si legge nella “Dichiarazione multireligiosa per il Brasile”, firmata nel fine settimana dai rappresentanti delle principali religioni presenti nel Paese. Il testo è stato sottoscritto, oltre che dalla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile per la Chiesa cattolica (con la firma del segretario generale della Cnbb dom Joel Portella Amado), dall’Alleanza battista del Brasile, dall’Alleanza cristiana evangelica brasiliana, dal Consiglio nazionale delle Chiese cristiane, dalla Confederazione israelita del Brasile, dall’Istituto nazionale di tradizione e cultura afro, dall’Unione nazionale islamica. Consapevoli delle ripercussioni sanitarie, economiche e sociali lasciate dal Covid-19 in Brasile, i leader religiosi hanno ricordato ai loro cittadini che non sono soli, nonostante le sofferenze causate da una delle crisi più forti nella storia del Paese. Nel testo, i leader religiosi, avvertono che è l’ora di costruire comunità e “una società unita, piena di gioia e opportunità per tutti; come risultato dell’impegno per la pace, la compassione e la cura dell’altro, specialmente dei più vulnerabili”.
In questo senso, i leader religiosi hanno sostenuto la valorizzazione della diversità nelle persone e la necessità di rafforzare i legami di sostenibilità che facilitino la cura della terra, dell’aria, delle fonti d’acqua e delle foreste. “In qualità di leader religiosi, aspetteremo il momento in cui la scienza indicherà che possiamo stare insieme e al sicuro. Fino ad allora, rimarremo uniti e protetti nelle nostre case e nei nostri cuori”, si legge nella Dichiarazione.