“Molto spesso Dio è clandestino nella nostra vita: c’è ma non si fa vedere, non si fa sentire. Allora, il credente che sa questo, nel momento della difficoltà, della tempesta, non si dispera, non reclama, non presenta il conto a Dio. No! Il credente si fida, sa aspettare”. Lo ha detto il vescovo di Andria, mons. Luigi Mansi, nell’omelia della Messa che ha celebrato ieri in cattedrale. Ricordando il ritornello del Salmo 84, “donaci, Signore, la tua presenza di pace”, il presule si è soffermato su “questa invocazione”, che “dovrebbe scandire tutte le nostre giornate, ritmare ogni nostra azione, ogni nostra attività”. “C’è bisogno di questa invocazione, perché noi, nonostante ci diciamo credenti, cristiani, cattolici, molto spesso, soprattutto quando le circostanze della vita sono piuttosto complicate, avverse, tempestose, deludenti, in quei momenti noi siamo tentati di pensare: il Signore ci ha abbandonati, ci ha lasciati soli. E ci chiediamo: ‘Perché mi ha lasciato solo? Perché non mi aiuta?'”. L’obiezione del vescovo è la seguente: “Questa preghiera ci fa capire che noi non siamo mai soli, piuttosto si tratta di aprire gli occhi e di vedere il Signore accanto a noi, di saperlo scorgere con gli occhi della fede, perché il Signore si manifesta in mille modi, qualche volta si manifesta anche in maniera strana, misteriosa”. E lo fa come con Elia “nel mormorio di un vento leggero, cioè si manifesta nel cuore, nell’anima in maniera misteriosa”. “Non è detto che Dio debba intervenire sempre in maniera prodigiosa e straordinaria, anzi, il più delle volte, Dio nella nostra vita è presente in maniera discreta, silenziosa, quasi clandestina”.