Diocesi: mons. Brunetti (Alba), “in Italia il cristiano rischia la morte sociale, l’insignificanza, la perdita di senso”

“Bisogna stare dentro la storia e il tempo che ci è dato di vivere senza subire passivamente l’ondata libertaria e individualista e per il bene dell’umanità la quale, nella visione cristiana, non è la somma di soggetti chiusi in se stessi, ma una grande rete in cui ciascuno ha bisogno degli altri. Soprattutto, testimoniando la verità del Vangelo, come ha fatto san Lorenzo fino a morire pur di rimanere fedele al Signore della vita”. Lo ha affermato questa mattina il vescovo di Alba, mons. Marco Brunetti, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto in occasione della solennità di san Lorenzo, patrono della città e della diocesi.
Nell’omelia il vescovo ha ripercorso la vita del santo, sottolineandone due “virtù”, “due scelte di vita, quanto mai desuete e fuori moda e di cui meno se ne parla e meglio è: il servizio e il martirio”. “Oggi – ha proseguito mons. Brunetti – in Italia il cristiano non rischia la morte ma qualcos’altro che è simile alla morte: la morte sociale, l’insignificanza, la perdita di senso, la denigrazione”. “Questo se si tace, se ci si limita ad una vita di fede abitudinaria, magari facendo anche qualche opera buona tanto per sentirsi bene e in pace con se stessi”, ha ammonito il vescovo. “Se però poniamo, si volessero trarre tutte le conseguenze della nostra fede e non limitarsi a pensare come il mondo affermando, per esempio, che non si possono disgiungere libertà e verità, su alcune questioni etiche come l’eutanasia, l’aborto, il gender, il gioco d’azzardo, eccetera… beh allora il rischio è alto e lo sarà sempre di più”. “La sentenza – ha spiegato – non sarebbe emessa dal tribunale dell’imperatore Valeriano ma da quello del politicamente corretto, del conformismo morale per cui se non si pensa come la modernità e la maggioranza si è fuori da ogni discorso pubblico”. “Sì, come Lorenzo, amare è servire”, ha evidenziato mons. Brunetti: “Oggi servire la verità è diventato rischioso per i cristiani, lo è nei Paesi dove sono perseguitati, ma anche nel nostro Occidente che sta prendendo congedo dalla sua tradizione cristiana”. “Testimoniare e servire significa anche occuparsi dei gravi problemi sociali che si aprono all’orizzonte”, ha continuato: “Anche la nostra Città e il nostro territorio sta vivendo un momento critico dovuto al post Covid-19 soprattutto nel campo del lavoro”, ha osservato il vescovo facendo riferimento “ai 151 dipendenti della Stamperia di Govone lasciati a casa perché la fabbrica ha chiuso” e per i quali “la recente firma dell’accordo fra azienda e sindacati e la richiesta della cassa integrazione rappresentano un segno di speranza”. “Il prossimo autunno non vorremmo che questa crisi occupazionale si allargasse costituendo un vero dissesto sociale”, la preoccupazione del vescovo, per il quale “occuparsi di queste situazioni significa vivere la carità come san Lorenzo ci ha insegnato servendo i poveri del suo tempo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia