Il veto del presidente del Brasile Jair Bolsonaro alle misure di emergenza a sostegno delle popolazioni indigene coinvolte nella pandemia (Pl 1142) “ribadiscono il pregiudizio, l’odio e la violenza dell’attuale Governo nei confronti delle popolazioni indigene, quilombole (afro, ndr) e delle popolazioni tradizionali”. A sostenerlo è il Cimi (Consiglio indigenista missionario), organismo collegato alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. Il disegno di legge, proposto dalla deputata Rosa Neide, era stato approvato sia dalla Camera che dal Senato.
Il disegno di legge approvato ha ricevuto il veto dal presidente Bolsonaro su sedici articoli, in pratica si tratta della legge che ha ricevuto nella storia il maggior numero di veti presidenziali. Essi, secondo il Cimi, “sono allarmanti, specialmente in tempi di pandemia, poiché negano i diritti fondamentali e le garanzie per la vita delle popolazioni tradizionali, come l’accesso all’acqua potabile, un bene universale dell’umanità. Oltre all’accesso all’acqua, è stato posto il veto ad altri articoli essenziali, che avrebbero garantito l’accesso ai letti di terapia intensiva, ai prodotti per l’igiene, alla distribuzione di cibo, tra gli altri, per la popolazione indigena”.
La giustificazione del presidente si basa esclusivamente su ragioni di bilancio, ma secondo la nota questa motivazione è contraddetta dalla recente approvazione della proposta di modifica della Costituzione (Pec) 10/2020 da parte del Congresso nazionale. Conosciuto come il “bilancio di guerra”, l’emendamento autorizza le spese necessarie per combattere la crisi generata dalla nuova pandemia di coronavirus.
Prosegue il Cimi: “Il presidente manca di rispetto al Congresso nazionale, ponendo il veto su una legge che è stata approvata quasi all’unanimità, anche dai partiti che lo appoggiano. Questa posizione presidenziale dimostra totale insensibilità alla situazione vulnerabile di migliaia di famiglie indigene, afro e delle comunità tradizionali su tutto il territorio nazionale, in pratica condannandole a morte nel mezzo di questa grave crisi”.