“Le strutture sociosanitarie del Terzo settore di ispirazione cristiana possono contribuire a costruire un Servizio sanitario nazionale più forte, soprattutto a livello territoriale, mobilitando risorse per la costruzione di una comunità curante che includa e aiuti le persone fragili anche in età evolutiva, anche con autismo”. Non ha dubbi don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, che oggi ha presentato in conferenza stampa online i risultati dalla rilevazione su “I servizi per la diagnosi e il trattamento, la cura pastorale e il sostegno alle famiglie per le persone con Dsa, offerti dalle strutture cattoliche e di ispirazione cristiana”. Questi centri incontrano “migliaia di famiglie provate dalle tante fatiche quotidiane in un contesto sociale ancora molto lontano dalla consuetudine di una inclusione piena”. Di qui l’obiettivo di “avvicinare a questo mondo complesso dell’autismo anche attraverso le realtà di eccellenza citate l’intera Chiesa italiana impegnata ad essere accanto a tutti”. “E, per favore – conclude –, non chiamateci più ‘erogatori di prestazioni’, offensivo anche per le persone con autismo e le loro famiglie che hanno diritto ad essere accompagnate, sostenute e curate lungo l’arco della loro vita come protagonisti del loro benessere all’interno di un sistema di welfare compiutamente generativo e solidale”.