“Protesi alla ricerca del volto del Signore, lo possiamo riconoscere nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino”. A ribadirlo è stato il Papa, che nell’omelia della messa celebrata oggi nella Cappella di Casa Santa Marta, alla presenza del personale della sezione rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, in occasione del settimo anniversario del viaggio a Lampedusa, ha lanciato un appello alla conversione, sulla scorta del profeta Osea. “La ricerca del volto di Dio è motivata da un anelito di incontro personale con il Signore, un incontro personale, un incontro con il suo immenso amore e la sua potenza salvifica”, ha spiegato Francesco: “I dodici apostoli, di cui ci parla il Vangelo di oggi, hanno avuto la grazia di incontrarlo fisicamente in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato. Lui li ha chiamati per nome, ad uno ad uno, guardandoli negli occhi; e loro hanno fissato il suo volto, hanno ascoltato la sua voce, hanno visto i suoi prodigi”. “L’incontro personale con il Signore, tempo di grazia e di salvezza, comporta la missione”, la consegna del Papa: “Questo incontro personale con Gesù Cristo è possibile anche per noi, discepoli del terzo millennio. E questo incontro diventa anche per noi tempo di grazia e di salvezza, investendoci della stessa missione affidata agli apostoli”. “Incontro e missione non vanno separati”, ha aggiunto a braccio.