Siamo qui per “aiutarci a capire dove siamo, che cosa sta succedendo e quale sguardo avere sul futuro e un ricordo di Ennio Morricone è d’obbligo perché è un cittadino del mondo, un uomo che ha aiutato tutti a mettere in mostra la propria immaginazione, capacità, tenerezza e questo vale al di là dei confini”. Così il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha esordito introducendo la prima di una serie di eventi pubblici virtuali voluti da Sassoli stesso per pensare a “nuove idee sull’Europa post-Covid”, per “rimettere alcune parole al centro della scena e ridare loro un significato”, per “riconciliare le parole con la vita”. In dialogo con il presidente oggi, il filosofo Edgar Morin e lo scrittore Roberto Saviano, con la moderazione del giornalista Fabio Fazio. “La crisi dell’Europa è cominciata tempo fa, quando per l’incapacità di avanzare in un’unità politica, sorpassando la sovranità, l’Europa si è precipitata nello sviluppo economico, restando a livello di nanismo sul piano politico”. Così Edgar Morin legge la vicenda europea. Con l’allargamento si è approfondita la diversità, poi la Grecia, la crisi migratoria e le prime risposte all’arrivo del Covid mostrano che “l’Europa è malata, in crisi, ha perduto la sua vitalità”. Non sarà una nuova coesione economica da ricreare, ma la “questione ecologica” è per il filosofo il punto centrale, intesa come “non solo disintossicare la natura, ma la nostra stessa vita”.
Un “grande piano comune” in questo senso potrebbe “aiutare a una rivitalizzazione e rigenerazione dell’Europa. Ma è solo una speranza, e persino fragile”. “Nel momento in cui la democrazia smette di essere un muscolo culturale, perde il suo senso primo” e quello che sta succedendo con il Covid, il non trovare una visione condivisa, quindi umanista della gestione, ha mostrato la fragilità della democrazia”, ha affermato Saviano, facendo riferimento alla sua esperienza. “Le aziende dei Paesi totalitari stanno vincendo”, ha affermato lo scrittore, e ciò fa passare il messaggio che “la democrazia è una questione di privilegiati”. “Ma l’Europa fa la differenza”, secondo Saviano, “perché non considera le distanze fondamentali per definire i suoi perimetri”. Ciò implica che “non può esistere in nessun modo democrazia se non si parte da diritti e anche tracciare come una azienda produce i suoi beni, paga le tasse, tratta i lavoratori. Pena il rischio che la democrazia perda la sua potenza etica e politica reale”.