“Due parole che bastano per fare il nostro programma di vita: mite ed umile di cuore, la mitezza e l’umiltà”. Lo ha detto il vescovo di Andria, mons. Luigi Mansi, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri in cattedrale. “Queste due virtù prima ancora di essere delle virtù rappresentano un vero e proprio stile di vita, è un modo di pensare innanzitutto, e conseguentemente un modo di vivere. Oso dire che se non ci sono, saremmo delle persone pie, devote ma non cristiani”, ha aggiunto il presule. Nelle sue parole un’indicazione chiara: “Siamo cristiani veramente, se stiamo mettendo al cuore della nostra esperienza di vita questo programma che oggi Gesù ci dà”.
Soffermandosi sulla persona mite, il presule spiega che “è la persona che cerca di condurre la propria esistenza non con il piglio del potente, del forte, del sapiente, che ha sempre ragione, che non sbaglia mai”. “La mitezza, invece, è l’esatto opposto della violenza. Il cristiano ripudia la violenza”. Presentando l’umiltà, mons. Mansi la indica come “sorella della mitezza”. “L’umiltà non è quella virtù che ci fa nascondere le nostre vere qualità, i falsi umili sono quelli che fanno capire di essere umili e poi sotto, sotto fanno di tutto per arrivare primi, barando”. Riflettendo sull’oggi, infine, il vescovo ha ribadito che “una caratteristica della società è proprio questa: si bara, si imbroglia dappertutto pur di arrivare primi, pur di conquistare posti che non ci spettano nello sport, nella professione, nella politica”. “L’umiltà è avere la coscienza di ciò che si è con i propri pregi e i difetti, serenamente accettare e riconoscere”.