“Gesù, nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, vive una situazione simile a quella che noi attraversiamo proprio oggi: incontra una mamma che ha perso suo figlio. La incontra durante il funerale del ragazzo e ci descrive il vangelo che ‘vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei’”. È un passaggio dell’omelia pronunciata oggi da don Matteo Galli, della Comunità pastorale Divina misericordia (comuni di Bellinzago Lombardo-Cambiago-Gessate, Milano) durante la messa per i funerali tenutisi a Gessate dei gemelli Elena e Diego, 12 anni, uccisi alcuni giorni fa dal padre a Margno, in Valsassina. Nel campo sportivo del paese erano presenti oggi oltre mille persone in un silenzio carico di dolore.
“La compassione è un atteggiamento solo di chi ha un grande cuore perché significa provare gli stessi sentimenti di chi abbiamo davanti”, ha affermato il parroco, riferendosi alla lettura dal Vangelo di Luca che racconta del funerale del figlio della vedova di Nain. “Provare compassione ti fa sperimentare nell’animo, nel cuore, in tutta la tua persona ciò che prova l’altro; se chi incontri gioisce anche tu gioisci, se soffre anche tu soffri. La compassione non è essere gentili soprattutto con chi è nel dolore, né, semplicemente emozionarsi davanti a un fatto grave, ma si tratta di provare sulla propria pelle quello che prova l’altro. Gesù vive questo, ha compassione di quella donna e sente il dolore per la morte di quel figlio come se Lui stesso avesse perso un figlio; per questo che fa tutto quello che può ed essendo il Salvatore gli ridà la vita: Ragazzo, dico a te, alzati, gli dice”.
“La compassione è lasciare entrare il paradiso nella propria vita, è già vivere il paradiso, perché se anche ti rende vulnerabile, esposto alla sofferenza e al dolore che vivono gli altri, facendoti loro compagno diventi capace di fare tutto il bene che puoi per aiutare, per sostenere, a volte semplicemente per non lasciare solo chi è nella prova. La compassione è l’argine che ferma il male che dilaga, la diga che trattiene la sofferenza e la cattiveria e ne sconfigge il potere devastante… La compassione attraversa il dolore e fa germogliare a vita nuova, apre alla possibilità ricominciare”. Don Galli ha aggiunto: “Gesù ci ama così, è pieno di compassione, vede il nostro dolore e si prende cura di noi, lo fa oggi con estrema tenerezza risollevando Elena e Diego mentre li chiama a giocare e a crescere in quel giardino stupendo che è il suo paradiso, che è il suo cuore, che è il suo amore”. “Dio è all’inizio e alla fine di tutto, come una mamma che apre e chiude la giornata dei suoi figli, li sveglia al mattino e li mette a dormire alla sera; in quella giornata ci sono gioie e dolori, fatiche e traguardi, errori e conquiste, ma sono sempre i suoi figli e li guarda con amore e li custodisce. Questo significa che tutto è nelle mani di Dio, anche le nostre lacrime, i nostri insuccessi, la nostra morte, e per questo Gesù, solo Lui viene e ci dice ‘alzati’”.
Infine: “Sembra strano o difficile credere al paradiso, ma se non stiamo attenti rischiamo più facilmente di credere all’inferno, perché soffriamo noi e lo auguriamo ad altri. Per vivere il paradiso occorre sceglierlo, preferire il paradiso e vincere ogni paura, anche quella della morte. È una scelta preferenziale che lo lascia entrare nell’animo e ti porta ad avere un cuore buono e pronto al bene. È la pace che il Signore vuole per ciascuno di noi, che dona a Diego ed Elena, che vuole offrire a Daniela”, la madre dei gemelli presente alle esequie, “e ai suoi cari e amici, che dà a ciascuno di noi se iniziamo a preferire il paradiso già qui in terra, per farne una scorpacciata poi in cielo… Elena e Diego sono andati avanti e noi non li vogliamo lasciar soli, per questo, pur con la durezza del distacco e dell’attesa, ci impegniamo a fare festa già oggi, in una vita spesa nel fare il bene, unica vera arma per vincere ogni male”.
Nella lettera che mamma Daniela ha dedicato ai due figli scomparsi, letta ai funerali, si legge: “Finché saprò ancora emozionarmi sentendo il vostro nome Elena e Diego, saprò che questa enorme violenza e ingiustizia non ha vinto. Mi mancherete tantissimo”. “Non riesco ancora a realizzare che non potrò più vedervi, abbracciarvi, sentire la vostra voce che chiama ‘mamma’. Vi abbraccio e vi dico che andrà tutto bene, nonostante il male che vi è stato inferto”. “Sono stata fortunata ad essere la vostra mamma… e chiedo a tutti di ricordarvi sorridendo non nelle lacrime”.