Una capitale bloccata con incroci importanti inaccessibili e due campeggi realizzati in pieno centro di Sofia, sul ponte delle Aquile e di fronte al palazzo del Consiglio dei ministri. Da due giorni questa è la situazione di Sofia, capitale della Bulgaria, dove dal 10 luglio non si placano le proteste antigovernative che chiedono le dimissioni del governo conservatore di Boyko Borissov e del procuratore della Repubblica Ivan Gheshev. Manifestazioni si stanno tenendo in tutta la Bulgaria con blocchi temporanei di autostrade, ponti, varchi. Per ora sembra che il premier non intenda dare le dimissioni, la settimana scorsa ha fatto un rimpasto del governo sostituendo quattro ministri ma ciò non ha soddisfatto la piazza. Il governo ha approvato un piano di oltre 500 milioni di euro in aiuto alle fasce più deboli, colpite dal Covid-19 sullo sfondo di un numero di infettati in crescita. Inoltre, in Bulgaria è in corso anche una crisi istituzionale: infatti, il malcontento popolare è appoggiato dal presidente della Repubblica, Rumen Radev. Senza un punto di incontro tra i manifestanti e il governo, i primi hanno deciso di invitare tutti alla disobbedienza civile passando ad altre misure come blocco di autostrade, di varchi e di istituzioni statali. Il governo è accusato di avere legami con la criminalità organizzata, di proteggere la corruzione e di sopprimere la libertà di stampa. Tredici anni dopo l’entrata nell’Ue, la Bulgaria rimane il Paese membro più povero mentre il partito al governo “Gerb”, guidato da Borissov, è al potere da quasi 10 anni.