“È necessario che le autorità di tutto il mondo collaborino nell’attuazione di misure urgenti e specifiche che aiutino le vittime di questo crimine. È urgente che le nazioni continuino a fornire aiuti urgenti a queste persone vulnerabili attraverso campagne di sensibilizzazione, denunce, rifugi, linee di sostegno e il dovuto accesso alla giustizia”. Lo scrive mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo (Perù) e presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), in occasione della Giornata mondiale contro la tratta che si celebra oggi. “Questo invito – prosegue – è rivolto anche alle istituzioni e alle organizzazioni della società civile, per continuare a proteggere i più giovani e indifesi di tutte la famiglie, anche attraverso i social network e Internet, dove gli sfruttatori si nascondono impunemente”.
Il Celam fa proprie le parole pronunciate in varie occasioni da Papa Francesco, “poiché la tratta è una violazione molto grave della libertà e della dignità delle persone e dovrebbe essere considerata un crimine contro l’umanità”.
Secondo mons. Cabrejos, “la Chiesa condivide il dolore di questi fratelli e sorelle: oltre 40 milioni di vittime sono intrappolate in questa nuova forma di schiavitù moderna, come osservato dalle Nazioni Unite. Le donne e gli uomini vengono presi dai loro luoghi di origine per scopi ingannevoli, quasi sempre tentati da false offerte di lavoro o da una presunta vita migliore, cadendo in seguito in una rete di sfruttamento sessuale o lavorativo da cui possono uscire solo in via eccezionale. In questi tempi difficili che affronta l’umanità a causa del Covid-19, la vulnerabilità di queste persone aumenta e quindi le loro possibilità di trovare aiuto sono ridotte, a causa dell’impossibilità della libertà di movimento causata dal confinamento obbligatorio, dalle restrizioni sulla mobilità o semplicemente per paura di contrarre il virus mortale”. Oggi, dunque, la Chiesa “invita a lottare contro questo peccato che grida al cielo e distrugge le vite”.