Oggi pomeriggio, dalle ore 14 alle ore 16, si terrà il webinar “Gli orchi del web: sesso e torture sui bambini. Creiamo anticorpi per una società malata” promosso dall’associazione Medicina Solidale, dall’Unione italiana forense e dall’associazione Fonte d’Ismaele. L’organizzazione dell’evento è curata dall’agenzia giornalistica “Comunicatio”.
Dopo la scoperta di una fitta rete di pedofili a Siena e in molte città italiane il webinar vuole essere un momento di riflessione e di proposta su come aiutare le famiglie ad essere vigili, su come creare una rete di protezione per i minori e su quali riforme legislative occorrono al nostro Paese per contrastare un vero e proprio “virus” sociale.
Il webinar si potrà seguire tramite la piattaforma Zoom. Il link di partecipazione verrà pubblicato il giorno stesso sul sito e sui social dell’associazione Medicina Solidale.
Intervengono Antonio Sangermano, procuratore capo del Tribunale per i minorenni di Firenze; mons. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena- Colle Val D’Elsa- Montalcino; Elisabetta Rampelli, presidente dell’Unione italiana forense; don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di “Meter” per il contrasto alla pedopornografia; Lucia Ercoli, responsabile Istituto di Medicina Solidale; Alessandro Pinna, presidente di “Isola Solidale”; Francesca Appolloni, assessore ai servizi sociali del Comune di Siena; Carlo Valerio Bellieni, pediatra ed esperto di neonatologia; Elisabetta Zamparutti, tesoriere di Nessuno Tocchi Caino – Spes contra Spem.
“I fatti dall’inchiesta partita da Siena sono veramente agghiaccianti e ripropongono ancora una volta l’urgenza di adottare tutte quelle iniziative necessarie a tutelare l’infanzia, soprattutto quella più fragile. C’è bisogno di un patto tra le famiglie, le istituzioni e la Chiesa per dare voce e spazio ai più piccoli, spesso vittime silenziose di veri e propri mostri”, aveva dichiarato, il 17 luglio scorso, l’arcivescovo Lojudice, in merito all’inchiesta partita un anno fa da una chat, la Shoah Party, in cui i ragazzini si scambiavano video e foto pedofili e inneggianti al nazismo.