“Dopo le dolorose esperienze di questi mesi, molti si chiedono se non sia il caso di ripensare i modelli sociali, economici e culturali che hanno caratterizzato sinora la convivenza sociale e la vita delle persone”. Inizia così il messaggio della Conferenza episcopale toscana in vista della prossime elezioni regionali, in cui si chiede “responsabilità e impegno per scelte solidali” che aiutino a “superare le difficoltà che stiamo attraversando”. Per prima cosa, i vescovi toscani richiamano “tutti a praticare il diritto di voto, segno di considerazione per la società in cui si vive” e segnalano “alcune priorità a quanti si accingono ad assumere responsabilità nelle istituzioni regionali”, a partire dalla necessità di favorire “la ripresa economica del Paese e della regione dopo questa lunga emergenza”. “Occorrerà l’impegno di tutti, superando interessi settoriali e chiusure territoriali”, si legge nel messaggio: “Il richiamo vale per imprenditori e lavoratori, impegna a valorizzare le nostre ricchezze ambientali e culturali, implica una saggia e concorde politica delle infrastrutture, mette in guardia da situazioni di sfruttamento e dal pericolo di usure e infiltrazioni mafiose”.
“Alleggerire i centri urbani e favorire un ritorno nelle campagne, rivitalizzando così i piccoli centri, assicurando i servizi essenziali, tornando a dare importanza a gran parte del territorio regionale”, una delle proposte dei presuli, insieme a quella di “ripensare il modello di sviluppo finora imperante, che nella ricerca del profitto ha troppo emarginato le persone e quindi il lavoro”. In una regione, come la Toscana, che ha un tasso di natalità tra i più bassi d’Italia, servono “interventi immediati” e “un forte rilancio delle politiche per i giovani e per la famiglia, come pure nel riaffermare che la vita di un essere umano va difesa, accolta e tutelata sempre, sin dal suo concepimento” e quando “è nella debolezza e nella fragilità”.
“Quanti vengono a vivere in terra toscana – il riferimento ai migranti – sono una risorsa da accogliere e valorizzare, non un pericolo da temere, come potrebbe accadere se venissero abbandonati a se stessi. L’ottica dell’accoglienza e del dialogo impone una netta ripulsa di ogni espressione di antisemitismo e di odio razziale. L’imperativo è di farsi prossimi a tutti, senza frapporre frontiere etniche, culturali, religiose. Alla politica spetta una responsabilità particolare nel promuovere, anche nella comunicazione, il rispetto e la mitezza, evitando ogni forma di odio e discriminazione”.