“Consapevoli che la crisi di Covid-19 è lungi dall’aver esaurito tutte le sue conseguenze”, i vescovi del Belgio hanno esaminato attentamente le misure sanitarie annunciate dal governo lunedì 27 luglio e riaggiornato il “Protocollo della Chiesa cattolica per le celebrazioni liturgiche” per adattare le decisioni del governo a livello ecclesiale. “Speravamo in un allentamento delle restrizioni alla partecipazione all’Eucaristia in agosto, ma sfortunatamente ciò non sarà possibile. È saggio che la Chiesa si assuma insieme a tutti i cittadini una responsabilità collettiva per arginare ulteriori sviluppi di Covid-19”. Così la Conferenza episcopale belga reagisce alla comunicazione delle nuove misure sanitarie. Sono le statistiche a preoccupare: secondo l’aggiornamento dei dati dell’Istituto di salute pubblica, il numero medio di infezioni da coronavirus in Belgio è salito a 311,4 al giorno tra il 18 e il 24 luglio. Si tratta di un aumento del 69% rispetto alla settimana precedente e con un’incidenza di 19,0 nuovi casi per 100.000 abitanti. Ad Anversa è stato imposto il coprifuoco, tra il 17 e il 24 luglio: in questa città sono stati registrati 711 nuovi casi. Anche il numero di ricoveri ospedalieri è aumentato, con una media di 19,3 ricoveri al giorno dal 21 al 27 luglio, con un aumento del 38%. Alla luce dei nuovi contagi, il Consiglio di sicurezza nazionale ha annunciato una serie di restrizioni nell’organizzazione di eventi e attività in Belgio per le prossime quattro settimane. Le regole si applicheranno a partire da mercoledì 29 luglio e per “almeno” quattro settimane. Le nuove misure prese avranno ovviamente conseguenze anche sulla celebrazione pubblica delle messe.
“A partire dal 29 luglio – si legge nel nuovo “Protocollo” della Chiesa cattolica del Belgio – saranno ammesse al massimo 100 persone per edificio di culto nel rispetto della distanza sociale. Rimane in vigore la distanza di 1,50 metri, così come l’obbligo per i fedeli di indossare la mascherina durante la celebrazione e quello di disinfettarsi le mani quando entrano in chiesa, essendo quest’ultima un luogo pubblico. Queste misure saranno in vigore fino alla fine di agosto”. Il numero massimo di partecipanti autorizzati viene visualizzato all’ingresso della chiesa e verrà predisposto un servizio d’ordine parrocchiale per garantire che non venga superata la capacità massima. Restrizioni anche sulle celebrazioni dei matrimoni (non sarà consentita nessuna congratulazione con bacio e stretta di mano), per i battesimi (rinnovo dell’acqua battesimale ogni volta e unzione con un guanto), i funerali (nessuna condoglianza con stretta di mano). La Conferenza episcopale belga guarda alle conseguenze spirituali che queste misure avranno sulla vita delle chiese e dei fedeli: “Nel cuore dell’estate, le celebrazioni eucaristiche rimangono momenti essenziali per alimentare la nostra vita spirituale e il nostro impegno di cristiani. Ma le preoccupazioni per la salute pubblica hanno la precedenza”. Alcuni giorni fa, il vescovo di Tournai, mons. Guy Harpigny, ha raccontato come ha vissuto in questo periodo di lockdown le norme sanitarie: “Quante volte ho dovuto spiegare che non sono i capi di culto a decidere in materia di salute pubblica! Un vescovo che non rispetta le direttive dei governi in materia di salute, spingendo i sacerdoti a celebrare l’Eucaristia ‘come prima’, supera le sue prerogative. Rischia persino di essere ritenuto responsabile della morte di persone infette da Covid-19 durante queste liturgie proibite. Infine, per rispondere a coloro che mi hanno rimproverato di aver proibito le messe nelle chiese, ho parlato di Papa Francesco che, molto rigorosamente, ha rispettato le misure sanitarie. La preghiera del Papa”, venerdì 27 marzo, “solo in Piazza San Pietro a Roma, per fortuna ha dato un segnale forte”.