Nel 2019, la provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-Nord, da cui proviene l’88,8% delle esportazioni nazionali, mentre il Mezzogiorno ne attiva il 10,3%. È quanto emerge dalla ventiduesima edizione dell’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, frutto della collaborazione fra l’Istat e l’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) e diffuso oggi.
“Nel 2019 – si legge in una nota –, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è pari al 26,7%, quella dell’Emilia-Romagna al 13,9% e del Veneto al 13,5% mentre la quota del Piemonte è al 9,8% e quella della Toscana al 9,0%. Rispetto al 2018, l’incidenza sul totale dell’export nazionale aumenta per la ripartizione dell’Italia Centrale (da 16,3% a 18,0%), diminuisce per l’area Nord-occidentale (da 39,5% a 38,2%) e per l’Italia insulare (da 3,5% a 3,1%), e resta sostanzialmente invariata per Nord-est (32,6%) e Italia Meridionale (7,2%)”.
Stando ai dati diffusi, tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2019 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (23,90%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (15,10%); pietre tagliate, modellate e finite (12,89%); prodotti da forno e farinacei (12,21%); articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (10,89%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,21%) e cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (9,66%). Rispetto al 2018, l’incremento più rilevante della quota sulle esportazioni mondiali si rileva per il tabacco (da 2,50% a 4,95%).
Nel 2019, 135.760 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero. La loro distribuzione per valore delle vendite conferma la presenza di un’elevata fascia di “micro esportatori”: 78.045 operatori presentano un ammontare di fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni pari allo 0,3%. D’altra parte, 4.636 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro; questo segmento di operatori realizza il 71,9% delle vendite complessive sui mercati esteri. Rispetto all’anno precedente, nel 2019 l’export degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero inferiore a 50 milioni di euro mostra una flessione in valore (-2,1%). Aumentano a un tasso superiore a quello medio le esportazioni degli operatori della classe di fatturato all’export più ampia (oltre 50 milioni di euro), che incrementano le vendite del 3,2%.