Turchia: Santa Sofia moschea. Vescovi Australia, “divisione non è frutto della saggezza religiosa”

La scelta di riconvertire in moschea il complesso monumentale di Ayasofia, a Istanbul, “rischia di seminare divisione in un mondo in cerca di un terreno comune”. Lo affermano il presidente della Conferenza episcopale cattolica e il capo dell’arcidiocesi greco-ortodossa d’Australia, in una dichiarazione congiunta pervenuta a Fides. Nel comunicato, i due leader, l’arcivescovo cattolico Mark Coleridge e l’arcivescovo greco-ortodosso Makarios, affermano di voler unire le proprie voci “alle molte altre che, in tutto il mondo, hanno espresso profondo rammarico per la recente decisione della Turchia di cambiare lo status di A Ayasofya”. “Negli ultimi 85 anni, l’edificio ha rappresentato un vero e proprio emblema del patrimonio culturale mondiale e un simbolo di inclusività. La nostra paura è che ciò possa aggravare la tensione tra cristiani e musulmani in un momento in cui dobbiamo perseguire la strada del dialogo e cercare un terreno comune. Il percorso dell’ideologia nazionalista e le decisioni politiche che suggerisce possono condurre solo alla divisione, che non è mai il frutto della saggezza che tutte le religioni cercano”, si legge nella nota dei due leader religiosi australiani che hanno assicurato le loro preghiere per il popolo turco, in particolare per i cristiani. Ayasofya è stata riaperta al culto islamico con la preghiera di venerdì 24 luglio. L’annuncio era stato preceduto da una sentenza del Consiglio di Stato turco, che di fatto annullava il decreto del 1934 con cui l’antica basilica bizantina veniva convertita in museo.

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