“La proroga per tre anni del programma Agricoltura 4.0 risponde alle richieste avanzate da Coldiretti per sostenere un settore che vale oltre 450 milioni di euro e che può rappresentare uno strumento strategico per l’economia post Covid, accelerando la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy”. È quanto afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nell’esprimere soddisfazione per l’impegno assunto dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli di prolungare le misure per l’innovazione. “Un intervento che, grazie al lavoro fatto da Coldiretti con il Governo, da progetto spot si è trasformato in intervento pluriennale – continua Prandini – e sarà un’opportunità per tutte le aziende agricole”.
L’agricoltura 4.0 di precisione rappresenta il futuro dei campi ed entro due anni mira a coinvolgere il 10% della superficie coltivata in Italia con lo sviluppo di applicazioni sempre più adatte alle produzioni nazionali su diversi fronti: dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla minimizzazione degli impatti ambientali con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e del consumo di carburanti.
Una evoluzione del lavoro nei campi che sul Portale del socio della Coldiretti ha portato alla creazione di Demetra il primo sistema integrato per la gestione on line dell’azienda agricola. Proprio per programmare il futuro della filiera del cibo nell’era post Covid, Coldiretti ha lanciato il manifesto dell’Agricoltura 4.0 in collaborazione con Filiera Italia e con Bonifiche ferraresi. Tra gli obiettivi: accelerare la transizione digitale premiando l’adozione di tecnologie di agricoltura e zootecnia di precisione; fornire agli agricoltori supporto alle decisioni agronomiche in tempo reale; creare consapevolezza e cultura nel consumatore sulla provenienza dei prodotti e delle loro caratteristiche attraverso l’adozione di tecnologie digitali per la tracciabilità dei prodotti.
Le innovazioni tecnologiche offerte dall’agricoltura 4.0 rischiano però spesso di non poter essere colte a causa dei ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane. “Un pesante digital divide da colmare”, conclude Coldiretti.