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Parlamento europeo: sessione plenaria straordinaria. Michel (Consiglio), “accordo segnale di fiducia”. Von der Leyen (Commissione), “strumento unico di rilancio”

(Foto: Parlamento europeo/Sir)

Il pacchetto da 1.800 miliardi che i capi di Stato e di governo hanno definito a Bruxelles nei giorni scorsi arriva nell’emiciclo del Parlamento europeo. A presentarlo agli eurodeputati gli stessi Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che insieme ad Angela Merkel, presidente di turno Ue, hanno tenuto le redini della difficile mediazione. Charles Michel usa parole di trionfo nel presentarlo: è la risposta alla crisi “più grande di quelle messe in campo sia dagli Usa sia dalla da Cina”. È un momento di “svolta” per l’Europa perché è la prima volta che si decidono prestiti collettivi per finanziare le spese, è la prima volta che si lega il bilancio alle ambizioni climatiche e anche allo Stato di diritto. L’accordo mostra che l’Europa è “una forza per l’azione” e, votato all’unanimità – sottolinea Michel -, è “forte e ambizioso per l’Europa e gli europei”, è “equilibrato, giusto e innovativo”. E poi lo illustra agli eurodeputati. “Il Covid ci ha scosso, non possiamo più essere come prima”, conclude, ma questo accordo è un “segnale di fiducia e di solidità agli europei e al mondo”. Poi ha preso la parola Ursula von der Leyen (nella foto): anche per la presidente della Commissione l’accordo è uno “spartiacque europeo”, uno “strumento unico di rilancio per sostenere la crisi più grave” della storia europea. Per quel che riguarda il Recovery plan riconosce che i ‘grants’ sono “meno di quelli proposti dalla Commissione, ma più di quanti erano quando se ne è cominciato a parlare”, elogia una serie di elementi del piano, tra cui il vincolo del 30% dei fondi a transizione verde e l’intento di “proteggere lo Stato di diritto e gli interessi economici” allo stesso tempo. Ma rispetto al piano finanziario pluriennale riconosce che è “una pillola difficile da ingoiare” per le risorse attribuite ai programmi europei: “Sono tutti aumentati ma non come avremmo voluto”, prova a giustificare. Apre comunque al dialogo e al negoziato con il Parlamento europeo che deve “avere piena voce in capitolo”, fiduciosa che si potrà “raggiungere qualcosa di storico”, nel segno della solidarietà e della ricerca di soluzioni congiunte.

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