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Informazione: studio Cmpf, “nessuno Stato membro dell’Ue è scevro da minacce a libertà e pluralismo dei media”

C’è “stagnazione o deterioramento in termini di rischi per il pluralismo dei media in tutti i 27 Stati membri dell’Ue, Regno Unito, Albania e Turchia”. Questo emerge da uno studio indipendente del Centro per il pluralismo e la libertà dei media (Cmpf), rilanciato oggi dalla Commissione europea. Lo studio passa in esame le minacce e gli attacchi fisici e digitali ai giornalisti, le loro condizioni di lavoro, ma anche questioni come la pluralità del mercato, l’indipendenza politica e l’inclusione sociale, spiega una nota della Commissione. “Nessuno Stato membro dell’Ue è scevro da minacce alla libertà e al pluralismo dei media”, si legge, e “la rivoluzione digitale non ha migliorato la situazione: i rischi digitali non sono inferiori ai rischi tradizionali”: è diversa “la loro natura che li rende più difficili da affrontare, vista la portata globale delle aziende che dominano i mercati digitali”. Lo studio è composto da approfondimenti, Paese per Paese. “Questo studio è un campanello d’allarme. Dobbiamo proteggere meglio i giornalisti e aumentare la trasparenza e l’equità nel mondo on line, soprattutto nel contesto delle campagne politiche. Dobbiamo anche sostenere il settore dei media, che è stato pesantemente colpito dalla crisi Covid-19, nel rispetto della sua indipendenza”, ha dichiarato la commissaria per i valori e la trasparenza, Věra Jourová. I risultati di questo studio serviranno per la prima “Relazione sullo Stato di diritto”, prevista per settembre. Oggi la Commissione ha anche messo a disposizione uno studio sull’uso abusivo delle leggi sulla diffamazione che minaccia il lavoro dei giornalisti.

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