Rinnovata questa mattina la convenzione tra il ministero della Giustizia e la Caritas diocesana di Sulmona-Valva, grazie alla quale è possibile attuare la legge che permette di sostituire la pena detentiva e pecuniaria inflitta dal Tribunale a un imputato, con lavoro di pubblica utilità, ovvero nella prestazione di un’attività non retribuita a favore della collettività da svolgere, tra gli altri, presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato. Sono stati Marco Billi, presidente vicario del Tribunale di Sulmona, e mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona-Valva, ad apporre la loro firma sul documento grazie al quale la Caritas diocesana proseguirà nella convenzione attuata per la prima volta nel maggio 2013, accogliendo nel corso degli anni un centinaio di persone in percorso giudiziario, offrendo loro la possibilità di svolgere lavori di pubblica utilità durante la sospensione del procedimento penale. Per coloro che a seguito di condanna sono affidati in prova al servizio sociale dell’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe), la Caritas diocesana di Sulmona offre l’opportunità ad un massimo di 5 persone di svolgere attività di volontariato, come previsto dal patto di affidamento, durante l’intera misura. Sul sito della diocesi di Sulmona-Valva si legge come queste iniziative, promosse in tutto il territorio nazionale, hanno come obiettivo il reinserimento nella società della persona come soggetto attivo e positivo, e non come condannato, nella costruzione del bene comune. L’opportunità di mettersi al servizio di chi soffre e prendere coscienza dei propri bisogni attraverso il contatto con le marginalità sociali incontrate nei luoghi in cui si svolgono i lavori di pubblica utilità favoriscono la consapevolezza dell’imputato circa le responsabilità derivanti dalla sua condotta e la promozione di valori essenziali quali la responsabilità, la solidarietà, la gratuità e il dono, l’altruismo, la promozione umana e culturale.