Sono due i messaggi da cogliere dai risultati dell’ultimo rapporto Ocse, “Employment Outlook 2020: Facing the jobs crisis” sull’impatto devastante del Covid-19 su economia e lavoro, presentato oggi in un webinar all’Università Cattolica. Il primo, ha spiegato Andrea Garnero (Direttorato per l’occupazione e gli Affari sociali, Ocse), “tenere sotto controllo la pandemia altrimenti si cade in nuove misure restrittive che pesano sull’economia; il secondo, che la ripresa ci sarà ma i costi da affrontare dureranno non solo nei prossimi trimestri ma anche negli anni a venire”. Ulteriore aspetto da considerare, “contrariamente a quello che viene detto, la pandemia non è una ‘grande livella’ anzi rischia di “ampliare ulteriormente le disuguaglianze dal momento che a subire maggiormente gli effetti del Covid-19 sono i lavoratori più vulnerabili a basso salario e che non possono fare il telelavoro, quelli autonomi e a tempo parziale, le donne e i giovani: basti pensare che la disoccupazione giovanile è passata dall’11,2% di febbraio al 17,6% di maggio”.
Ovvio che “la soluzione della crisi sanitaria rimane la conditio sine qua non per risolvere la crisi economica”, ha avvertito Garnero. Quanto all’Italia serve ora passare a una fase di ricostruzione, di “Building better”, che si fondi su vari pilastri, tra cui “politiche attive e passive, un adattamento della cassa integrazione, un maggiore contatto con i giovani, la creazione di nuovi posti di lavoro”. Per questo, ha concluso Claudio Lucifora, docente di Labor Economics, “le politiche che riusciranno a guidare una riallocazione delle risorse saranno quanto mai importanti”. Lo “scenario peggiore” che si potrebbe prospettare, anche con i fondi del Recovery Fund, sarebbe quello di “distribuire a pioggia le risorse mantenendo in vita imprese già morte”.