La Chiesa cilena ha pubblicato il documento “Integrità nel servizio ecclesiale”. Un testo atteso a partire dal 2018, quando la Conferenza episcopale cilena (Cech) si riunì in assemblea straordinaria, in seguito all’incontro avuto in Vaticano con Papa Francesco, nel quale era stata affrontata la questione degli abusi che avevano coinvolto in modo doloroso la Chiesa cilena in molte sue componenti. Nell’occasione, i vescovi avevano deciso di dare vita a un documento che aiutasse a favorire relazioni corrette e rispettose della dignità di tutte le persone, soprattutto da parte di coloro che lavorano all’interno della Chiesa.
La direttrice del Dipartimento di prevenzione agli abusi della Conferenza episcopale del Cile, Pilar Ramírez, spiega sul sito della Cech che si è trattato di un “processo molto partecipato”, favorito dalla creazione di una commissione speciale, composta da sacerdoti, religiosi e fedeli laici con varie provenienze e competenze. La bozza è poi circolata in ogni diocesi, dove sono stati promossi incontri. Infine, tutto il materiale ricavato dalla consultazione è stato preso in esame e la rielaborazione del documento ha richiesto vari mesi di lavoro, dall’agosto 2019 allo scorso marzo. In tutto, hanno lavorato al testo 600 consacrati, 62 componenti dei Consigli diocesani di prevenzione e 950 laici.
Prosegue la direttrice del Dipartimento di prevenzione agli abusi: “La commissione si è resa conto che, anziché stilare un elenco di cose da fare oppure no, bisognava fare appello a una questione molto più importante che riguardava l’integrità di ciascuna delle persone che serviamo nella Chiesa. L’integrità ci caratterizza dal nostro essere battezzati e da qui derivano i modi di comportarsi di fronte a determinate questioni”.
Chiarisce Ramírez: “Quando forniamo una formazione di base sulla prevenzione degli abusi, sottolineiamo che la prevenzione è una costruzione comunitaria: specifica e comunitaria, è responsabilità di tutti. La grande sottolineatura, a questo proposito, ha a che fare con gli aspetti relazionali”. C’è il bisogno che “questo documento sia letto, conosciuto, riflettuto, anche messo in discussione e confrontato con il comportamento reciproco, individualmente e anche nelle comunità”.