Il sesto ciclo di negoziati per il Brexit si è concluso e dalla Europe House a Londra, il negoziatore Ue Michel Barnier ne ha tracciato un bilancio con la consueta franchezza: magro. C’erano tre “linee rosse” indicate da Johnson: nessun ruolo per la Corte di giustizia europea nel Regno Unito; il diritto di determinare le future leggi del Regno Unito senza vincoli; un accordo sulla pesca che dimostri che la Brexit fa davvero la differenza (e i pescherecci Ue non entrino quasi nelle acque britanniche) e su questo si è lavorato per capire come farle entrare “in una nuova partnership globale”. Su questi punti “il Regno Unito non ha mostrato lo stesso livello di impegno e prontezza nel trovare soluzioni che rispettino i principi e gli interessi fondamentali dell’Ue”, dice senza mezzi termini Barnier. Però si sono fatte “utili discussioni” su altre questioni legate a beni e servizi, anche se su “trasporti e energia il Regno Unito ha continuato a chiedere vantaggi simili al mercato unico”. E soprattutto mancano progressi su “due temi essenziali del nostro partenariato economico: il “level plain field” per garantire una concorrenza aperta ed equa e poi il nodo della pesca. “Di nuovo questa settimana, il Regno Unito non ha mostrato la volontà di sbloccare la situazione”. L’uscita del Regno unito dal mercato unico e dall’unione doganale il 1° gennaio 2021 è sempre più vicina: l’Ue si sta preparando, ma “se non raggiungiamo un accordo sul nostro futuro partenariato, ci saranno molti più attriti”. Barnier non si scoraggia: “Continuo a credere che il primo ministro Boris Johnson e il governo del Regno Unito vogliano trovare un accordo con l’Ue”. E tornerà a Londra la prossima settimana a preparare un nuovo round, previsto a metà agosto. “Il lavoro continua. La nostra determinazione rimane invariata”.