“Bene l’intesa sui fondi europei. Condividiamo il pensiero del ministro della Salute Roberto Speranza: finalmente più investimenti e più solidarietà. Ora è il tempo delle riforme per il miglior utilizzo delle risorse”. Così il presidente della Fnomceo Filippo Anelli commenta l’accordo raggiunto ieri a Bruxelles, cui è associato un Fondo per la ripresa del valore di 750 miliardi di euro, dei quali circa 209 destinati all’Italia.
“Occorre un piano per riformare la rete ospedaliera, conferendole flessibilità organizzativa in modo tale da non interrompere le cure ai cittadini anche in caso di pandemia ed erogare tutti i servizi necessari nella stessa struttura. Un piano – spiega – per far decollare il territorio umiliato e trascurato in questi vent’anni da una visione che puntava sul Distretto forte ma che in realtà ha mortificato la possibilità di sviluppare l’autonomia e l’interazione tra i professionisti”. “Al ministro della Salute – prosegue – chiediamo di puntare sui professionisti come soggetti, portatori di competenze e di valori, che si ritrovano, insieme, ‘al letto del malato'”.
Ma servono anche “garanzie e investimenti per rendere fruibile il diritto alla sicurezza. Lo dobbiamo a tutti gli operatori che, nonostante le carenze del sistema, non si sono mai tirati indietro e hanno messo a rischio anche la loro vita. Il loro sacrificio sia di monito per tutti gli amministratori, perché considerino la sicurezza degli operatori sanitari un diritto incomprimibile e non una concessione”.
“A questo proposito – afferma ancora il presidente Fnomceo -, è importante ribadire come la gestione dei sistemi sanitari non debba ridursi alla loro aziendalizzazione. I manager devono sì gestire le risorse. Ma, nella governance e nella determinazione e raggiungimento degli obiettivi di salute vanno coinvolti i professionisti e, tramite le comunità locali, i cittadini”. “Infine, le disuguaglianze, vero vulnus del nostro Servizio sanitario nazionale. È irrinunciabile e improcrastinabile – conclude – un piano per colmarle, conferendo più ampi poteri al ministro della Salute, in modo che sia messo nelle condizioni di poter intervenire direttamente laddove occorra, garantendo e mantenendo l’uguaglianza, l’equità e l’universalità nell’accesso alle cure per ogni cittadino e in ogni angolo del Paese”.