Tutelare lo straordinario patrimonio culturale e ambientale dell’antica Mesopotamia, promuovendo il turismo eco-sostenibile, creando posti di lavoro per donne e giovani e incoraggiando lo sviluppo di un’area provata da crisi economiche e ambientali attraverso la valorizzazione del territorio: sono alcuni obiettivi di un nuovo intervento promosso nel sud dell’Iraq dalla Ong italiana “Un ponte per” (Upp) – presente nel Paese da 30 anni – grazie alla collaborazione con le organizzazioni della società civile locali e al sostegno di Undp. “Sumereen – Sumerian Youth for Economic Development and Cultural Heritage” il nome dell’intervento, che per i prossimi 2 anni si concentrerà sulla valorizzazione dell’area di Dhi Qar, poco conosciuta se non per il suo capoluogo, Nassiriya. L’area è sede dell’antichissimo sito sumero di Ur e delle Paludi mesopotamiche, entrambi inseriti dall’Unesco nella lista dei siti patrimonio dell’umanità ed importantissime fonti di un possibile sviluppo socio-economico che punti sulla preservazione di questo straordinario patrimonio archeologico, culturale e ambientale.
Con questo obiettivo Upp, insieme alle comunità e alle organizzazioni locali, lavorerà per i prossimi due anni impegnandosi nella costruzione di infrastrutture dedicate e sostenibili e nella formazione delle giovani generazioni sui temi dell’eco-turismo e della tutela ambientale e culturale.
Attraverso processi partecipativi dal basso, “Sumereen” mira a coinvolgere anche le autorità locali, a cui sono già stati presentati i primi progetti operativi. Tra i primi passi la costruzione di infrastrutture turistiche ecologiche e sostenibili e laboratori dedicati alla produzione di artigianato locale, attraverso la costituzione di piccole cooperative. Verrà quindi sviluppato un piano di fattibilità per creare un eco-villaggio tradizionale a Chibayish e un piano esecutivo per la gestione del flusso turistico nel sito archeologico di Ur. Nei prossimi due anni Upp lavorerà a Dhi Qar a fianco delle organizzazioni Humat Dijlah, Safina Project e allo studio architettonico italiano Carlo Leopardi, da anni impegnato nella preservazione del patrimonio archeologico iracheno.