“Come interpretare la crisi attuale, quali lezioni ricavarne, e come riconoscere il ‘nuovo’ di Dio? Quali cose lasciar cadere e quali mantenere? Come cambieranno le cose? Come saremo? Cosa ci chiede il Signore in questo tempo?”: sono le domande che si pongono i vescovi campani, nella “scheda per la riflessione nelle nostre Chiese”, intitolata “Per una ‘lettura sapienziale’ del tempo presente”. “Dobbiamo riconoscerlo: noi non siamo abituati a questo esercizio della fede, a leggere cioè i ‘segni dei tempi’, a cogliere, attraverso gli avvenimenti, i richiami, gli appelli – osservano i presuli -. È un esercizio a cui non siamo abituati, come purtroppo dimostra il fatto che, anche in questa emergenza, siamo forse più preoccupati della ripresa della celebrazione dei sacramenti piuttosto che di ‘discernere l’oggi di Dio’”. Eppure “una Chiesa dovrebbe essere capace di leggere in maniera sapienziale la storia”. Di qui l’esortazione: “Vogliamo leggere quanto è accaduto e sta accadendo come un appello, un richiamo, e vedere la crisi come grazia”. Tra quello che la pandemia ha insegnato, “il senso del limite, personale e sociale; il ridimensionamento dell’illusione di onnipotenza; nessuno si salva da solo; il valore del tempo che viviamo; l’importanza di essere vicini e di essere distanti; il grande sentimento di solidarietà…”.
Per i vescovi campani, “la crisi che stiamo vivendo è un giudizio, ma anche certamente una grande occasione che non possiamo permetterci di sprecare. Certo, essendo la situazione in evoluzione, non è possibile formulare programmi ‘ad ampio respiro’ e indicare con precisione le cose da cambiare e quelle da assumere oggi e per l’immediato futuro”. In questo tempo di pandemia “la Chiesa si è trovata a vivere un passaggio di grave difficoltà e insieme l’apertura di inattese possibilità. Questo tempo ha fatto emergere con più evidenza tutte le problematiche pastorali, teologiche e spirituali con cui la Chiesa si confronta da decenni”.
Certamente, tuttavia, “questa pandemia ci costringe a ripensare la pastorale e ad accelerare quel rinnovamento prospettato dal Concilio e continuamente sollecitato da Papa Francesco, il quale ci dice, in molti modi, di ripensare le pratiche pastorali in nome di un cambiamento d’epoca che stiamo vivendo e nella direzione di una Chiesa ‘in uscita’”.