Coronavirus Covid-19: vescovi campani, “è tempo di intercettare domande e operare un discernimento comunitario”

“Più che il tempo di dare risposte, questo è il tempo di intercettare domande. Bisogna con coraggio innanzitutto cogliere le domande e, poi, con pazienza e costanza, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo e illuminare dalla Parola di Dio, operare un ‘discernimento comunitario’, che permetta alle nostre Chiese di rivedere il proprio cammino alla luce del passaggio doloroso del Covid-19”. Lo scrivono i vescovi campani nella “scheda per la riflessione nelle nostre Chiese”, intitolata “Per una ‘lettura sapienziale’ del tempo presente” segnato dal Covid-19.
Tuttavia, i presuli provano “a suggerire forme nuove di azione pastorale, che sono state già sperimentate, anche se in piccolo, in questo periodo che abbiamo vissuto”. In questo periodo, per esempio, “proprio grazie ai social media, le nostre comunità hanno raggiunto molte persone – ricordano i vescovi -: come continuare a coinvolgerle anche dopo? La pandemia ha toccato nell’animo diverse persone: è a loro che dovremo guardare con nuove proposte di evangelizzazione”. Facendo poi riferimento alla riscoperta della preghiera in famiglia durante il lockdown, quando per le misure di sicurezza non si sono potute più celebrare messe alla presenza dei fedeli, i vescovi sottolineano: “Spesso nelle nostre parrocchie, al di là dei sacramenti e poco altro, non c’è più niente: sacramenti, messe, qualche gruppo, il catechismo. Invece sta nascendo e vivendo di più la dimensione domestica, familiare: questa sarà la nostra salvezza! Nelle famiglie, nella preghiera in famiglia”. Anche se “la Messa è il massimo, il culmine, è la forma più perfetta della preghiera cristiana”, occorre “recuperare questo sacerdozio battesimale che si è manifestato in questi mesi, soprattutto in famiglia, nella preghiera in casa”. Di qui l’interrogativo: “Ma le nostre comunità sono in grado di pregare con la Parola? Le abbiamo educate alla riflessione sulla Parola di Dio? A fare Centri del Vangelo nei condomini, nelle case, ad essere loro i protagonisti della vita pastorale?”.
Di fronte, poi, alla sospensione delle forme normali di catechesi, i presuli campani, pur mettendo in guardia dal fatto che in “rete circola anche molta spazzatura, anche religiosa, forme di ‘devozionalismo selvaggio’”, propongono: “Se creassimo gruppi che selezionassero testi, riflessioni di qualità, e li proponessero ai fedeli, alla gente, per aiutare a riflettere e meditare, anche per un desiderio di confrontarsi, di incontrarsi, per scambiare le riflessioni, insieme o a piccoli gruppi: non è forse questa una forma di catechesi? Non potrebbe ispirare nuove modalità di formare un pensiero alla luce della fede?”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa