“In questi trentacinque anni, con tenacia e fuori dalla ribalta mediatica, i familiari delle vittime e la comunità di Tesero hanno impedito venisse cancellata la memoria dell’immane disastro. È anche grazie a loro se, ancora una volta, ci troviamo a scagionare Dio: non è lui la causa del male. La filiera del male è riconducibile a precise responsabilità umane: l’interesse economico prima della cura delle persone, la superficialità, l’incuria”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nell’omelia pronunciata nella messa che ha celebrato nel cimitero di San Leonardo, a Tesero, in occasione del 35° anniversario della tragedia di Stava.
“A distanza di trentacinque anni, non si è attenuato il dolore per la morte dei nostri cari”, ha evidenziato l’arcivescovo, per il quale “abbiamo rigenerato il paesaggio, rimesso in piedi le case ma – come sta emergendo anche in questi mesi di pandemia – quando ad andarsene sono i volti, non c’è possibilità di colmarne l’assenza. Quel carico di morte impone il silenzio, proprio della grandezza di ogni volto”.
Commentando la pagina evangelica, mons. Tisi ha parlato di “un Dio che non scarta, ma con delicatezza tutto recupera. Un Dio che ci consegna questa stessa sfida per rendere davvero onore ai nostri defunti e creare il terreno per impedire il ripetersi di tragedie come quella che oggi commemoriamo”.
“A muoverci in questa direzione – ha proseguito – ci spinge la constatazione che ognuno di noi è intreccio di luce e ombra, grandezza e fragilità, cielo e terra, grano e zizzania”. “Questo – ha spiegato – non ci impedisce di rispettare e addirittura generare bellezza, facendo leva sulla chiamata alla responsabilità che può diventare atto creativo”. “La tragedia che ha sfigurato questa valle, riletta alla luce delle splendide pagine della Laudato si’, ci provoca a custodire e prenderci cura dell’ambiente, senza però dimenticare che sarebbe un’operazione impossibile se non attuassimo quell’ecologia umana che ci differenzia da tutti gli altri essere viventi. Essa – ha ammonito l’arcivescovo – si realizza nell’anteporre, alla soddisfazione del proprio bisogno, il farsi carico e prendersi cura del bisogno dell’altro”.