Non era mai durato così tanto un Consiglio europeo. I Capi di Stato e di governo sono ancora tutti a Bruxelles dove sono arrivati il 17 luglio scorso. Si sapeva che non sarebbe stato facile trovare un accordo sulle dimensioni del “Recovery plan” e il bilancio europeo pluriennale. Il punto principale di disaccordo è la quota che il piano di rilancio di 750 miliardi di euro concederebbe a fondo perduto (500 miliardi di euro), ma anche le dimensioni del bilancio europeo: 1.074 quelli proposti dal presidente Charles Michel in apertura di Consiglio, 1.050 quelli chiesti dai quattro frugali (Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Austria) guidati dal premier Mark Rutte. Dall’altra un manipolo di Paesi più colpiti dal Covid e con maggiori difficoltà economiche, cioè Spagna, Portogallo Francia, Grecia e Italia con il premier Conte che difende a spada tratta la percentuale a fondo perduto di cui l’Italia ha così bisogno. Poi c’è la questione della condizionalità, cioè legare la concessione di finanziamenti e sostegni al rispetto dei valori e delle regole dell’Ue, che vede evidentemente Polonia e Ungheria profondamente in disaccordo. Il duro compito di tracciare la strada per arrivare a un compromesso è nelle mani della cancelliera tedesca Angela Merkel, in qualità di presidente del semestre europeo, spalleggiata dalla presidente della Commissione e amica Urusla von der Leyen e dal presidente francese Emmanuel Macron. I leader europei hanno lavorato fino a notte fonda e poi aggiornato la riunione alle 16 di oggi, lunedì 20 luglio. Intanto continuano incontri paralleli per uscire dallo stallo.