“Che tempo è questo che viviamo? L’impressione, anche rispetto a quello che sta avvenendo ed è avvenuto, è che si sia aperta come una ferita, una ferita che fa fatica a rimarginarsi, a chiudersi. E’ il tempo in cui anche noi siamo chiamati a metterci in quell’atteggiamento presentato nel Vangelo: ‘Molti lo seguirono ed Egli li guarì’”. Lo ha dichiarato mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, aprendo l’incontro “Le realtà ecclesiali, segno di speranza”, promosso in streaming dalla Consulta delle Aggregazioni laicali per interrogarsi sul modo di essere Chiesa al tempo della pandemia. Mons. Russo ha ricordato come “molti seguirono Gesù fino al lungo cammino della Croce”: “Gesù, il ferito, il piagato, l’oltraggiato compensa con il suo sacrificio ogni piaga, ogni ferita dell’umanità. E’ il passaggio della Pasqua – ha spiegato – che fa sì che seguendolo in questo cammino possiamo essere addirittura portatori di quella stessa guarigione”. In questo senso, ha evidenziato mons. Russo, “come cristiani dobbiamo saperci interrogare su questo particolare momento storico, che soprattutto per noi, può essere un tempo di grazia”. “E’ questo lo sguardo che dobbiamo avere sulla realtà che stiamo vivendo”, ha proseguito: “Forse anche noi, come dice Isaia, ci sentiamo un po’ come delle canne inclinate, come delle fiamme smorte, incapaci di dire e fare qualcosa che possa essere un segno forte”. Ma questo, ha ribadito il segretario generale della Cei, “è il tempo della grazia, in cui il Signore ci invita a seguirlo con forza, ad affidarci a lui senza condizioni. Solo così possiamo leggerlo ed essere noi stessi segno di quella grazia”.