Caritas Internationalis ha presentato in conferenza stampa via web oggi il suo Annual Report 2019, che offre uno spaccato delle attività della Federazione con 162 antenne nel mondo per servire i più deboli, rispondere alle crisi umanitarie in tutto il mondo, dare voce ai bisogni dei più poveri: dal potente ciclone Idai nell’Africa meridionale, all’epidemia di Ebola nella Repubblica democratica del Congo, raggiungendo 6 milioni di persone per sensibilizzare e prevenire il pericoloso virus, fino alla crisi dei rifugiati Rohingya in Bangladesh, o alle crisi “di lungo termine” come il Venezuela e Gaza, la Caritas si è mobilitata portando il dramma di queste situazioni anche “ai tavoli del potere”, a Ginevra e New York. Presentando il rapporto, il segretario generale Aloysius John ha richiamato l’attenzione su due “importanti crisi che richiedono un’azione immediata e determinata da parte di tutte le persone di buona volontà, i leader e tutti i membri della comunità umana”: il debito dei Paesi più poveri – “spesso pagato dal sudore e dalla fatica degli ultimi in queste nazioni” – e le sanzioni economiche nel Medio Oriente. Libano, Siria, e Paesi limitrofi sono nelle preoccupazioni del card. Luis Tagle, presidente di Caritas Internationalis, perché lì “i cittadini semplici e poveri sono le vittime delle sanzioni economiche”; così pure le situazioni di guerra e violenza nel mondo, ostacolo alla possibilità di giustizia sociale. Dal cardinale un invito a prepararsi “ad affrontare le drammatiche conseguenze della pandemia Covid-19” e “al rischio che milioni di persone muoiano di fame”.