Lo scorso 11 giugno il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge-delega detto Family Act, che affida al Governo il riordino delle misure a favore dei nuclei familiari con figli. Al provvedimento è dedicato l’editoriale del numero de La Civiltà Cattolica in uscita sabato, che in primo luogo ne analizza le tre direttrici, ossia “ridurre la vulnerabilità economica dei nuclei familiari, perché fra le categorie più colpite dalla povertà ci sono proprio le famiglie con figli”; favorire “la permanenza delle donne nel mondo del lavoro” attraverso la “conciliazione fra tempi di vita e di lavoro”; aiutare i giovani italiani che “stentano a intraprendere una vita autonoma a iniziare a costruire le scelte per il loro futuro”. Bene il progetto, ma molte, secondo la rivista dei gesuiti, “le incognite e le perplessità” legate essenzialmente ai “tempi di effettiva realizzazione dei provvedimenti necessari”e al nodo delle coperture”. Se Camera e Senato “approveranno la legge-delega sull’assegno unico entro l’estate, il governo avrà tempo sino a luglio 2021 per mettere mano al testo attuativo”. Quanto alle coperture, “il progetto dell’assegno universale dovrebbe essere finanziato dai 16 miliardi tolti dall’attuale sistema di detrazioni, assegni e bonus”. Con queste cifre, l’analisi offerta nell’editoriale, “molte famiglie di reddito medio-basso potrebbero incassare dall’assegno universale meno di quanto ora prendono tra detrazioni, assegni familiari e altre dotazioni”. Per evitare che la riforma sia “a perdere” per migliaia di famiglie, a parte l’annunciata “clausola di salvaguardia”, occorrono “circa 7 miliardi aggiuntivi”. Ma combattere la denatalità non basta: secondo la rivista dei gesuiti la crisi della famiglia è alimentata in profondità da “processi socio-culturali”. Non è pertanto scontato “invertire la rotta che ci immerge nell’inverno demografico”.