“La diffusione del virus” e “il suo continuare a circolare nonostante tutte le precauzioni e le misure di sicurezza, stanno dando un volto nuovo al nostro vivere sociale” e “alla stessa percezione che abbiamo della vita e del tempo che ci è dato”. Occorre “fare tesoro di un’esperienza traumatica per diventare davvero migliori” ed è necessario “dare una direzione nuova al nostro modo di pensare, di giudicare, di agire”. Così mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, nell’omelia della messa presieduta questa sera, per la festa della Madonna del Carmine, nella chiesa del Santissimo Salvatore a Terracina, al termine della quale la statua di Maria sarà portata, come di consueto, in processione in mare.
“Maria – ha detto il presule – viene quest’anno a darci una sorta di avvertimento: io vi voglio bene, vi tengo sotto la mia protezione sempre, ma ci sono troppe cose che dovete cambiare nel vostro modo di vivere, perché altrimenti non potrò proteggervi affatto. La Madonna del Carmelo non ci rivolge una minaccia, ci mette in guardia da noi stessi, perché se ci tagliamo fuori dalla relazione con lei e con il suo Gesù, che cosa può fare dal momento che non ci facciamo raggiungere?”. Nel commentare le letture, Crociata ha definito Maria “quella piccola nuvoletta, grande come una mano, che il profeta Elia riconosce come annuncio della pioggia benefica, dopo un periodo di tremenda siccità, per ridare fecondità alla terra”. Gesù “è la pioggia della parola di Dio” che “viene a visitarci e a risanare e fecondare la terra della nostra vita”. E questo tempo di epidemia”, è il tempo giusto “perché la nostra vita sia fecondata dalla presenza di Gesù. Per questo dobbiamo accogliere Maria in noi e tra di noi”, perché “dalla relazione filiale con lei comincia la vita nuova”. Non “una vita di superficiale e stupida allegria, ma una vita sensata, fatta di capacità nuova di stare insieme nel rispetto, nella laboriosità, nell’onestà e nella correttezza, nella legalità”; ma anche “nella generosità di un amore” che apre il cuore “a chi ha bisogno” e “nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio, soprattutto nell’Eucaristia”.