Da una prima osservazione dei dati raccolti da Save the Children nel monitoraggio sui centri estivi per ragazzi, “emerge innanzitutto una profonda differenza tra quei comuni che hanno scelto di centralizzare l’offerta e raccogliere direttamente le domande delle famiglie interessate, definendo i criteri di agevolazione tariffaria ed esenzione, le modalità di accesso ai centri di bambini e adolescenti (quali Bologna, Milano, Torino, Trieste, Trento, Aosta, Firenze, Ancona, Genova, Venezia, Campobasso) e quei comuni che hanno preferito delegare anche questi aspetti al settore privato o al terzo settore (come Napoli, Cagliari, Perugia, Palermo, Potenza e L’Aquila)”. Inoltre, “alcuni comuni hanno pubblicato dei bandi con fondi per sostenere parte delle spese di gestione degli enti organizzatori e per supportare l’accesso gratuito delle famiglie più in difficoltà (Bari, Catanzaro). Una situazione particolare si è verificata su Roma, dove ogni Municipio ha deciso in autonomia”.
Non solo: “Non tutti i comuni sono stati pronti a partire appena è stato reso possibile dalle linee guida ministeriali”. L’accesso al servizio, inoltre, “resta condizionato da differenti parametri e restrizioni che in molti casi lasciano fuori quei minori che non sono residenti nel Comune. Su questo fronte, le difficoltà affrontate dalle realtà locali sono state molte e diverse e in alcuni casi hanno costretto i Comuni a scelte limitative dei criteri di accesso, mentre altri Comuni sono riusciti a trovare soluzioni che non prevedevano particolari restrizioni”.
La fascia d’età dei bambini e ragazzi a cui i centri estivi è principalmente quella che va dai 3 ai 13/14 anni, ma non mancano comuni che la ampliano di molto, come Bologna, Trieste, Palermo, Napoli, Bari.
“Nonostante l’impegno di tantissime organizzazioni del Terzo settore, di molte scuole e amministrazioni locali, i centri estivi non riescono ad oggi a garantire opportunità educative, ricreative e motorie a tutti i bambini e agli adolescenti che in questo periodo ne hanno particolarmente bisogno – sottolinea Save the Children -. Le difficoltà nel garantire l’offerta estiva riguardano, naturalmente, le stringenti regole di sicurezza sanitaria che occorre assolutamente rispettare, le difficoltà di impiego delle risorse stanziate al livello nazionale e, come si evince dal monitoraggio, le grandi differenze di modalità di accesso e di tariffe che rendono estremamente complesso, in molti casi, per le stesse famiglie, orientarsi nella scelta”. “Ci auguriamo che nel mese di agosto lo spettro delle opportunità per i bambini possa ampliarsi ancora, con l’impegno delle istituzioni ad ogni livello, e che nel frattempo si prepari la riapertura delle scuole già dal primo settembre e il regolare avvio dell’anno scolastico in tutte le Regioni entro il 14 settembre”.