Nove braccianti su dieci (90%) nella Piana di Gioia Tauro risulta regolarmente soggiornante in Italia, il 63% è presente in Italia da più di 4 anni. I due terzi dei lavoratori stranieri (66%) hanno dichiarato di essere in possesso di un contratto di lavoro ma solo uno su dieci riceve una regolare busta paga: la maggior parte si vede riconosciuti i contributi per un numero di giornate molto inferiore rispetto a quelle svolte. Il compenso viene calcolato a giornata e oscilla tra i 25 e i 35 euro. “Il lavoro grigio, così come il caporalato sono ampiamente diffusi”. Nonostante ciò, la sanatoria decisa dal governo risulta un provvedimento per “reperire temporaneamente manodopera per alcuni settori in crisi” ma con “un impatto del tutto residuale sul fenomeno dello sfruttamento lavorativo in agricoltura”. Sono i dati che emergono dal VII Rapporto sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro redatto da Medici per i diritti umani e diffuso oggi. Medu assiste i circa 2.000 lavoratori della zona con una clinica mobile presso gli insediamenti precari. Il fatto che il 90% dei braccianti sia in regola con i documenti, si legge nel report, dimostra che “non ci troviamo in presenza di una condizione diffusa di irregolarità amministrativa, quanto piuttosto di una pervasiva illegalità relativa alle condizioni di lavoro”. “Regolarizzare il soggiorno senza regolarizzare il lavoro – affermano -, non produrrà pertanto nessun effetto significativo”. Secondo Medu è invece urgente ”garantire il rispetto dei contratti nazionali e provinciali di settore e della legalità nei confronti di tutti i lavoratori, inclusi quelli stranieri con regolare permesso di soggiorno”. Dal rapporto emerge che la pandemia ha reso ancor più critiche le condizioni di vita dei braccianti perciò Medu torna a chiedere “l’adozione di misure urgenti e di lungo periodo per il superamento dei ghetti e dello sfruttamento e per la promozione della legalità”, con richieste al governo, alla Regione Calabria e ai comuni della Piana di Gioia Tauro, tra le quali “lo smantellamento graduale dei ghetti”, “recupero e riqualificazione degli immobili sfitti, sportello di intermediazione abitativa, fondo di garanzia per l’affitto di immobili”, per favorire l’inserimento abitativo nei centri della zona.