“Non si può sperare in una ripresa senza un superamento del modello economico e culturale che ha provocato la crisi. Superamento che comporta anche un deciso riconoscimento e sostegno di quelle realtà che, colmando vuoti politici e istituzionali, da decenni si prendono cura di milioni di persone abbandonate a sé stesse, sempre più disperate e sempre più invisibili”. Lo afferma don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele, a proposito del Decreto Rilancio. “Non ci può essere cambiamento senza un impegno comune a combattere la povertà materiale e tutte le altre che inevitabilmente genera: povertà educative e culturali, povertà di diritti e democrazia – evidenzia il sacerdote -. È proprio ciò che questo decreto – al di là di quei piccoli, timidi passi in avanti – non fa o non vuole fare. Ed è anche questo un segno di povertà etica e culturale, perché può ‘cambiare passo’ solo quella politica che con determinazione e coraggio comprende che oggi è necessario ed urgente superare il sistema economico responsabile della crisi, se vogliamo garantire la sicurezza sociale, ambientale, il diritto al lavoro, alla salute ed alla partecipazione dei cittadini”. Don Ciotti conclude: “Abbiamo bisogno di un altro approccio culturale se vogliamo imparare ed uscire da questa drammatica crisi. Solo così la politica ritrova la sua essenza di servizio per il bene comune, di presidio di democrazia, di garanzia di giustizia sociale, ambientale ed ecologica”.