L’Introduzione al Rapporto sulla città 2020, illustrato oggi a Milano all’Ambrosianeum, firmata dalla curatrice del volume Rosangela Lodigiani, constata che “Milano è una città per molti versi più women-friendly, più amichevole di altre verso le donne, come in questa sede documentiamo. Eppure la questione femminile resta centrale”. Da questa constatazione avevano preso il via i lavori per il Rapporto, travolto poi in pieno, “nella fase più delicata di elaborazione”, dalla pandemia. Da qui una conseguenza importante, alla luce della quale Lodigiani consiglia di leggere non solo i capitoli relativi al futuro, ma tutti: “Stare dentro la transizione – come dentro al dolore, ci insegna la psicologia – è la via della resilienza che accompagna alla rinascita” scrive la curatrice. Per il Rapporto sulla città ciò ha significato mettere “in dialogo quanto stavamo scrivendo con quanto stava accadendo. Abbiamo approfondito alcuni aspetti delle condizioni di vita e di lavoro delle donne a Milano, i miglioramenti registrati negli ultimi anni e le diseguaglianze ancora presenti, le forme di fragilità e i protagonismi”. “Nell’impatto con l’attuale crisi – prosegue Lodigiani – tale contributo emerge vivido e al tempo stesso esposto a pericolose involuzioni”.
Lodigiani presenta quindi il contenuto di singoli capitoli del Rapporto, partendo dall’“inverno demografico” (primo capitolo), con il dato delle famiglie unipersonali arrivate a rappresentare il 52,4% del totale, e l’aumento dei nuclei che hanno per capofamiglia una donna. E soprattutto con la consapevolezza che quella demografica “è una chiave di lettura indispensabile se integrata con altre che mettano a fuoco le trasformazioni in ambiti diversi, per esempio la salute, il lavoro, la vulnerabilità”.