“Al centro dell’opera di Benedetto si pone, senza dubbio, la ricerca di Dio. È quello che viene definito il ‘cristocentrismo della regola’. ‘Niente anteporre all’amore di Cristo’, si legge nella Regola. E ancora: ‘Nulla, assolutamente nulla, antepongano all’amore di Cristo’. Parole ancora oggi rivoluzionarie e, in particolar modo, valide per tutti i cristiani”. Lo ha sottolineato, stasera, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’omelia della Santa Messa celebrata, nella basilica di santa Cecilia in Trastevere a Roma, in occasione della festività di san Benedetto per invocare dal patrono d’Europa la rinascita dell’Italia e del Continente. “Essere cristiani nel mondo contemporaneo, infatti, significa essenzialmente prendere il vissuto di Cristo e farlo nostro”, ha chiarito il porporato. E “il vissuto di Cristo sono le beatitudini. Certo le beatitudini sono per noi anche un insegnamento morale, ma esprimono il cuore pulsante del Vangelo. Le beatitudini sono la lieta novella, sono Gesù Cristo e rappresentano, per tutti noi una scuola di santità”.
Le beatitudini sono infatti “il termine di confronto e di valutazione dei nostri comportamenti quotidiani e delle nostre scelte di vita. Le beatitudini sono la nostra regola di vita, sono un dono della grazia, ma sono anche frutto di preghiera costante e di totale abbandono all’azione dello Spirito”. Il cardinale ha avvertito: “Possiamo leggere per tutta la vita le beatitudini, ma non si improvvisano dentro di noi. Non si traduce Cristo dentro di noi se non nella preghiera e in un totale abbandono all’azione dello Spirito”.
Riprendendo le parole di don Primo Mazzolari, secondo il quale le beatitudini “non si possono predicare” ma se ne possono soltanto leggere con grande attenzione le parole “che hanno la virtù di far piangere” e da cui può scaturire “gioia o vergogna”, il presidente della Cei ha evidenziato: “Ancora oggi, quando noi leggiamo queste parole, sentiamo esplodere dentro di noi il nostro cuore: un’esplosione di gioia e vergogna. Vergogna per i nostri peccati, le nostre miserie, i nostri tradimenti; gioia per l’amore sconfinato di Cristo nella vita di ognuno di noi”.
“Papa Francesco ha addirittura consigliato di imparare a memoria le parole delle Beatitudini, perché quelle parole rappresentano ‘la carta d’identità del cristiano’, una vera e propria ‘mappa di vita’ da cui non si può prescindere. Una carta d’identità da tenere sempre con noi”, l’invito del cardinale.