“Le giovani Rufina e Seconda non rappresentano la debolezza dei cristiani ma la generosità della loro fede”: sono parole del vescovo di Porto-Santa Rufina, mons. Gino Reali, che ieri sera ha celebrato una messa nella memoria liturgica delle martiri Rufina e Seconda, patrone della diocesi, nella parrocchia a loro dedicata nel quartiere di Casalotti a Roma. “Immaginiamo la forza delle nostre sante, uccise dai nemici e sradicate dalle loro famiglie e dal loro popolo – ha proseguito –. La loro testimonianza fu ritenuta tanto convincente perché metteva insieme la fragilità delle ragazze e la capacità di affidarsi a chi è più forte, il Signore Gesù”. Le giovani sorelle Rufina e Seconda, vissute nel III secolo, rimasero fedeli a Cristo e si votarono alla verginità, nonostante i tentativi dei loro fidanzati, cristiani divenuti apostati, di far loro ripudiare la fede. Vennero giustiziate sulla via Cornelia e la “selva nigra”, luogo del loro martirio, divenne “Selva Candida” in ricordo del loro sacrificio. “Sulle tombe di queste martiri, come di tanti altri, nacquero nuove chiese. Non tanto gli edifici di pietra, che vennero dopo; ma edifici di cuori, famiglie di fratelli”, ha aggiunto mons. Reali. La festa delle patrone, nonostante le limitazioni dovute all’emergenza Covid, ha avuto un significato particolare, nel nono centenario dall’unione tra le diocesi di Porto e Santa Rufina: “La nostra diocesi, che con il nome sente di dover conservare la santità dei primi discepoli di Gesù che qui vissero, è chiamata a recuperare la fedeltà di quelle giovani martiri”, ha concluso il presule.