La Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II esprime “solidarietà e vicinanza” alle troppe famiglie taglieggiate dalla “ripugnante, odiosa e mortale piaga dell’usura”. “La denuncia del presidente della Camera di commercio di Caserta riguardo i figli minori dati in pegno agli usurai dalle famiglie disperate fa sobbalzare dalla sedia anche i volontari delle 32 Fondazioni antiusura che da oltre 25 anni operano su tutto il territorio nazionale. Le storie delle vittime di usura sono sempre raccapriccianti e mostruose, non basterebbero un giorno, una settimana, un anno per raccontare le lacrime e la disperazione di cui sono depositarie le Fondazioni antiusura in un quarto di secolo: le vittime di usura si sono vendute gli organi, hanno fatto prostituire mogli e figli, si sono date fuoco, si sono lanciate dai piani alti delle abitazioni, hanno ingerito sostanze mortali, tante sono morte di crepacuore e per paure di minacce personali, familiari e aziendali”, ricorda la Consulta nazionale in una nota, evidenziando di aver lanciato “per prima”, insieme a Papa Francesco, “l’allarme usura che silenziosamente si stava infiltrando nelle famiglie italiane”. “Siamo ora – l’appello – al momento dell’azione: non si resti indifferenti o quasi nella fase della denuncia di quanto sia brutta e cattiva l’usura”.
Per la Consulta “l’usura è una tassa patrimoniale all’incontrario, che pagano soprattutto i poveri, quelli che non hanno lavoro o l’hanno perduto, gli emarginati e gli sfruttati, come quelli che vengono usati per il lavoro al nero e più sono poveri più cara la pagano”. Nei periodi di crisi economica e finanziaria “l’usura prospera perché chi ha denaro lo usa come forma di potere per possedere e sfruttare chi è in stato di bisogno”. Perciò, “sono necessarie scelte sostenibili dal punto di vista economico, finanziario, sociale e culturale ad opera di istituzioni, imprese, famiglie e cittadini. È necessario pensare a un sistema economico che sia in grado di produrre e distribuire ricchezza e occupazione”. Secondo la Consulta, “è l’unica via per contrastare la povertà e le disuguaglianze, cunei in cui si infiltra l’usura, a favore dell’equità sociale ed economica”. Infatti, “non si può programmare di uscire dalla crisi con l’ipoteca di una importante fetta della popolazione e della realtà delle imprese indebitata, a rischio usura o sotto usura”.
Per questo, la Consulta ha chiesto al premier Giuseppe Conte di modificare i criteri di accesso al Fondo di solidarietà per le vittime di usura estendendolo anche alle famiglie, a tutte le persone fisiche vittime dell’odioso reato dell’usura. “La Consulta nazionale antiusura – dichiara il presidente, mons. Alberto D’Urso – rilancia le proposte di dialogo e collaborazione al mondo della politica, delle istituzioni e del volontariato, per contribuire alla lotta contro l’usura e a combattere la povertà, per costruire un sistema economico più equo e solidale”.